nostro inviato a Firenze
Una Signora con la febbre a quaranta. Implacabile, centra la tredicesima vittoria in campionato e torna da Firenze con un vantaggio in doppia cifra sulle inseguitrici: il Napoli scivola a meno undici, l'Inter a meno dodici. E sono a loro volta attese da possibili trappole rispettivamente a Bergamo e a Roma. Lo zero-tre è una condanna esagerata per la Fiorentina, che forse ha sentito troppo la partita caricata dall'attesa anche al suo interno. La Juventus disinnesca la prima tappa del suo terribile dicembre con disinvoltura, passando facilmente per quanto dice il risultato, meno la partita. E Allegri sembra togliere le speranze alla concorrenza: «Miglioreremo ancora, squadra di grandi uomini». Che hanno un piano: fare più punti possibili, aumentare a dismisura il vantaggio per poi gestirlo in primavera quando ci sarà da pensare alla Champions.
Concetto ribadito in un Franchi vestito a festa con la torre di Maratona illuminata di viola per la prima volta e la sfilata dei figuranti del calcio storico. Tutto rovinato dallo sfregio delle scritte irripetibili e raccapriccianti contro Scirea (brucia all'inferno) e i morti dell'Heysel. La consolazione è che l'errore nella scritta (la c nel cognome del giocatore inizialmente era un'h), dà la dimensione degli autori. Eppure la Juventus sembrava fosse venuta in pace: i fiori depositati sotto la Fiesole in ricordo di Davide Astori; i cori, per una volta positivi, degli ultras bianconeri, al minuto tredici in onore del capitano viola e subito dopo a Scirea. Il Franchi non ha potuto fare altro che applaudire, così come l'incitamento a Vialli, e rimediare alla vergogna degli imbecilli, che per Allegri «sarebbero da arrestare», mentre lo stesso tecnico elogia il pubblico sugli spalti.
Che deve assistere a una Juventus cannibale. Allegri fa riposare il bollito Pjanic, l'allenatore dixit, e chiede gli straordinari a Bentancur, che parte male, ma alla mezz'ora spacca la partita segnando dopo una triangolazione con Dybala anche lui convincente nella posizione di tuttocampista varata dal tecnico bianconero. L'uruguaiano sale in cattedra, ma è Simeone a fallire un'occasione clamorosa da pochi passi: l'argentino non segna da 785'. La carica agonistica della Fiorentina non si esaurisce e dopo due occasioni di Cristiano Ronaldo, ecco a inizio ripresa i soliti dieci minuti di bambola della Juventus, che perde palloni sanguinosi sulla trequarti. Allegri deve uscire dall'area tecnica, se la prende con Cuadrado (schierato nel ruolo di mezzala), per richiamare all'ordine i suoi. Comunque la squadra di Pioli non ne approfitta e conferma la sua leggerezza nell'area avversaria, complice anche una diagonale da urlo di Cancelo su Chiesa, e viene punita da una girata di Chiellini che prende un effetto diabolico e finisce in rete.
La partita la chiude un rigore di Ronaldo che aggiunge un'altra vittima alla sua lista infinita, ma il fallo di mano di Edmilson è contestato da Pioli perché il pallone prima toccherebbe la coscia e poi la mano. Il portoghese subito dopo viene sostituito per la prima volta nella sua storia bianconera. CR7 sale a quota dieci in campionato, di nuovo capocannoniere: prima di lui in quattordici partite alla Juventus c'era riuscito solo John Charles. La Signora del marziano vince per la prima volta con tre gol di scarto, da tre gare di campionato non ne subisce. Sono segnali di una dittatura: ora tocca a un'altra rivale storica, provare a fermare la corazzata di Allegri.
Allo Stadium venerdì arriva l'Inter, si dice già con Marotta al seguito e Allegri ci scherza su: «Fortunamente non gioca». Comunque in riva all'Arno la Juventus ha mandato un messaggio: il rumore dei nemici non ci spaventa.
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