Alonso fa prove di impresa Ma è allarme ignoranza in F1

Fernando 4° dietro Vettel e le due astronavi Mercedes Ma mago Newey avverte: «I piloti non studiano più»

Alonso fa prove di impresa Ma è allarme ignoranza in F1

Nostro inviato a Spa Francorchamps

Rosberg settima pole, la quarta di fila, di nuovo davanti a compagno Hamilton, Rosberg che ha 29 anni e fin da quando ne aveva 4 corre e sfreccia sui kart perché papà era pilota e campione del mondo. Lewis che invece rosica e sente il mondiale involarsi e che però è un gran talento e aveva 11 anni o giù di lì quando si presentò da Ron Dennis, patron McLaren, dicendo cose tipo amo Senna e potrei essere un campione e il boss inglese iniziò a tenerlo d'occhio. Terzo tempo per Vettel – a 2” dalle Mercedes - che forse già correva quando stava in pancia a mamma e che dopo quattro titoli mondiali di fila, a 27 anni è considerato un vecchio tanto ha bruciato le tappe. E poi, quarto tempo, partorito sotto la pioggia sulla pista fradicia di Spa, ecco Fernando Alonso, che dice «ho dato un secondo al mio compagno (Raikkonen è 8°), che qui aveva vinto quattro volte, e ho messo dietro le due Williams-Mercedes, per cui è un week end che sta andando oltre le attese». Alonso che ora ha 33 anni, ma ne aveva 3 o giù di lì quando papà lo mise sul kart e 7 quando vinse la prima gara.

Età, anni, baby piloti. Si parla di questo. Per via o per colpa del sedicenne Max Verstappen appena arruolato dalla Red Bull, tramite Toro Rosso, per il 2015. Per cui fa ancora più effetto che sia stato proprio Adrian Newey, il guru tecnico della F1 e della Red Bull, a sollevare un altro e fin qui nascosto problema: i piloti rischiano di diventare ignoranti.

Se da una parte Newey ritiene che ai fini dell'agonismo e della resa la giovane età di un pilota non sia un problema visto che «Alonso è al top adesso come lo era diverse stagioni fa, e Mansell vinceva Gp a 40 anni…», dall'altra il mago della F1 mette il dito su una piaga di questo sport fin qui rimasta sotto traccia: l'istruzione dei piloti. Proprio per come si accede al mondo dei motori è infatti difficile, praticamente impossibile, che un giovane pilota possa completare un vero ciclo di studi. È quasi un allarme ignoranza quello lanciato da Newey. Dice infatti: «Penso che ben più preoccupanti dell'età siano le implicazioni che l'arrivare presto in F1 può avere sul percorso educativo e l'istruzione di un giovane. Molti piloti impegnati nei go-kart o nelle formule junior, lo dico francamente, non stanno andando a scuola. Di più: non vanno a scuola per niente. I genitori – prosegue Newey - nascondono il problema sostenendo che i loro ragazzi hanno degli insegnanti privati, ma penso che in molti casi questa sia una storiella. Per cui, se poi si chiede a molti di questi giovani piloti di mostrare un diploma o qualcosa di simile, il risultato è piuttosto deprimente. Il che significa che sono davvero in pochi quelli preparati. La verità è che nel motorsport i ragazzi imparano in modo differente, diciamo non accademico, ma per molti di loro che non arrivano al diploma e che hanno speso tutto questo tempo senza andare a scuola, il problema si pone poi. E questo è un tema – conclude il mago della F1 – che il motorsport e l'industria devono urgentemente affrontare. Perché, personalmente, ritengo che siamo tutti degli irresponsabili se continuiamo a permettere che si vada avanti così».

Più diplomatico James Allison, dt della Ferrari: «Piloti poco istruiti? Io credo che dipenda da caso a caso e dalle famiglie. Non penso che sia un fenomeno così generalizzato come dice Newey.

Credo invece che una caratteristica comune a tutti i piloti di F1 è che sono ragazzi molto intelligenti. Certo, se poi succede che per i motori non seguono un percorso di studi, allora è un peccato… Perché ci sono altre cose nella vita».

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