TorinoPillole di Andrea Agnelli, nel corso dell'Assemblea degli azionisti che ha approvato il bilancio della Juventus al 30 giugno scorso con un rosso di (soli) 6,7 milioni: «Siamo antipatici, dobbiamo esserne consapevoli. Mi piace citare Trapattoni, secondo cui in Italia non è tanto importante chi vince ma lo è il fatto che non vinca la Juve». E poi: «Se restiamo uniti e compatti, siamo forti e siamo 14 milioni. Alcuni vip hanno detto, nel post Roma, che si vergognano di tifare Juve? Non lo facciano».
La Signora si piace e vede rosa, perché i conti sono a posto anche se a bilancio spuntano (sorpresa) 3 milioni legati all'arrivo di Llorente e non è ancora chiaro se si dovranno pagare 17 milioni legati a un contenzioso che riguarda innanzi tutto il Chelsea e Mutu: «La base è che partiamo sempre per vincere tutto, ma la realtà ci porta a sperare che saremo presto in grado di mantenere il bilancio in equilibrio pure nel caso in cui fossimo sempre eliminati nella fase a gironi di Champions e negli ottavi di Europa League e Coppa Italia. Vorremmo renderci indipendenti dai risultati». Intanto, il fatturato è cresciuto fino a 315,8 milioni da 283,8 che erano nell'esercizio precedente, Adidas subentrerà a Nike garantendo per sei anni 139,5 milioni, Jeep ne darà 17 fino al 2021 e avanti di questo passo: «Real Madrid, Barcellona, Bayern e Manchester sono però troppo avanti dal punto di vista economico per essere aggredite nel medio periodo, ovvero 3-5 anni. Bisogna che cresca tutto il sistema calcio italiano, la Juve da sola non può bastare». E allora avanti con l'ennesimo attacco a Tavecchio, «una sconfitta per tanti e una vittoria per alcuni disinvolti personaggi che affondano le radici del loro consenso in un tempo lontano, durante il quale la logica delle satrapie poteva reggere il potere. Ma i riformisti vinceranno, ne sono certo». Non resta allora che attendere, ufficializzando il rinnovo di Pogba fino al 2019 («nessuna clausola rescissoria», ha detto Marotta), plaudendo Pallotta («parole sagge, ha corretto alcuni suoi giocatori») e salutando Moratti con una stilettata al curaro: «Le sue dimissioni sono un fatto tecnico, si era capito che la strada fosse ormai un'altra - ha chiuso Agnelli -.
Gli va riconosciuto un grande amore verso l'Inter: l'amore porta a fare follie e per amore ha anche accettato uno scudetto che non ha vinto. Perdiamo comunque un grande personaggio dell'economia italiana in un mondo che ha bisogno di gente come lui». Simpatico o no, tant'è.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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