Pier Augusto Stagi
Voltiamo pagina, sarà meglio, nel senso che sulle pietre ci siamo rimasti di sasso e ora sulle strade levigate e velocissime dell'Olanda che ci porteranno dritto dritto al gran finale sulle cotes ardennesi la prossima settimana, si spera che i nostri possano fare qualcosa più di niente.
Se la Sanremo è la più lunga, il Fiandre la più aspra, la Liegi la più vecchia e giusta, il Lombardia la più dura ed esigente e la Roubaix la più folle ed anacronistica delle corse, l'Amstel Gold Race è senza dubbio la più snervante e asfissiante. Dei 248,5 chilometri che oggi si dovranno affrontare, la grandissima parte saranno percorsi su strade strette, ricche di curve ad angolo retto e spesso esposte al vento. Ben 34 saranno le salite da affrontare nel Paese più piatto d'Europa: alcuni sono dei muri veri e propri, altri dei viottoli di campagna, altri ancora sentieri asfaltati che portano da una collina all'altra. Salite brevi - tre sole raggiungono o superano i due chilometri - ma spesso molto impegnative. E naturalmente il Cauberg a dettare la sua legge: la salita simbolo di Valkenburg e della corsa della birra Amstel sarà affrontata quattro volte, l'ultima delle quali a soli 1800 metri dal traguardo finale.
I nostri (Visconti, Gasparotto, Colbrelli, Ulissi per fare qualche nome) hanno qualche speranza in più, non molte, ma qualcosa di più. Ci prova per la prima volta anche Fabio Aru, uno dei volti migliori del nostro ciclismo nel mondo. Nella prima parte di stagione, tra Valenciana, Algarve, Catalogna e Paesi Baschi, il sardo ha portato a casa solo un secondo posto sull'Alto de Malhao, ma il capitano dell'Astana che pensa al Tour corre sempre per fare bene e mai per allenarsi. Quindi punta a portare a casa qualcosa prima di luglio. «Torno alle corse dopo l'infortunio alla mano sinistra rimediato nella caduta della quinta tappa dei Paesi Baschi ci dice il vincitore della Vuelta dello scorso anno -. L'Amstel non era nel mio programma ma l'ho voluta inserire proprio per entrare subito nel clima Ardenne. Come sto? Per il periodo in cui siamo, mi sento bene. Certo, quando non vinco non sono mai felicissimo».
Uomo ormai consacrato nell'olimpo mondiale dei grandi corridori per le corse a tappe (due podi al Giro e una vittoria in Spagna), ora si appresta a studi accelerati anche nelle corse di un giorno. «Non ho mai fatto questo tipo di gare, delle tre l'Amstel è la meno adatta a me: troppo nervosa. Freccia e soprattutto Liegi mi sembra possano essere molto più nelle mie corde.
Ad oggi io ho corso solo tre volte il Lombardia e una Clasica di San Sebastian in Spagna: tutto quello che mi aspetta è nuovo. E io sono un corridore che il nuovo non lo spaventa neanche un po'».
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