Aru: «Vincere il Giro, non penso ad altro Sono persino diventato uno da crono»

Ha rischiato per davvero di aspettare il prossimo Giro. Dieci giorni fa un grosso problema gastrointestinale ha messo in crisi Fabio Aru, grande speranza italiana per la corsa rosa che scatterà domani con una cronosquadre da Sanremo. Fino a questo momento è quello che ha corso meno: solo quindici giorni. Nessuna gara nell'ultimo mese «colpa proprio di quella dannatissima infezione intestinale, che mi ha fatto saltare il Giro del Trentino, corsa che mi sarebbe servita per rifinire la preparazione - spiega il 24enne sardo di Villacidro, terzo un anno fa, che ha appena rinnovato con l'Astana fino al 2017 - . Ora, invece, sto bene, ma parto al buio, senza avere riferimenti concreti. Come si dice, li scoprirò solo correndo…».

È lei, cresciuto all'ombra di Nibali, l'italiano più atteso. Non solo: Contador la rispetta, visto che ha assaporato il suo talento e patito la tenacia un anno fa sulle salite della Vuelta.

«So perfettamente che quest'anno mi aspetta un Giro molto diverso dall'anno scorso. Un anno fa ero la speranza, quest'anno ho gli occhi dei tifosi addosso. Ho la responsabilità del ciclismo italiano sulle spalle, e anche per me questa sarà una sensazione nuova».

Per la preparazione ha trascorso tanti mesi di lavoro sul Teide, vulcano diventato ormai sede fissa per i ciclisti che devono affinare le corse a tappe. E al Sestriere. Che Giro sarà?

«Sarà molto duro e alla fine ti svuoterà di energie, sia fisiche che mentali. È un percorso pieno di insidie e trabocchetti, a cominciare da subito: le tappe liguri vanno affrontate con attenzione. E l'Abetone, il quinto giorno, non deciderà chi vince il Giro, ma chi non potrà ambire a vincerlo sì».

Fabio Aru è un gladiatore del pedale, un combattente nato che si esalta sulle montagne, un po' meno nelle prove contro il tempo…

«Non sono un drago nelle crono, questo è vero, ma quest'inverno ho lavorato davvero tanto con la bici a cronometro. Ho cambiato posizione e postura, mi sento meglio e più sicuro».

Punti chiave di questo Giro?

«Crono di Valdobbiadene, Mortirolo e Colle delle Finestre».

Chi sarà l'uomo da battere?

«Contador è davanti a tutti: ha esperienza e sa come si vince un Grande Giro. Non per nulla nella sua carriera ne ha vinti sei. Poi metto Uran, che va bene dappertutto, e Porte, che va forte dall'inizio di stagione, anche se questo potrebbe rivelarsi per lui un limite. Ma non sottovaluto né Pozzovivo né le possibili sorprese, come il colombiano Betancur. E poi speriamo in qualche giovane, come Davide Formolo, un ragazzo molto interessante».

E Aru dove finirà?

«Spero di essere

lì, a giocarmi la maglia rosa fino alla fine. Non firmo per nessun risultato, io punto sempre e solo a vincere. Ma con eguale serenità accetterò il verdetto della strada. Spero però che sia un verdetto buono. Molto buono».

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