Aspettando Kakà e i suoi 15mila vedovi

MilanelloAspettando Kakà. Che può diventare un altro Godot, colui che non arriva mai. Specie se si registra l'ultimo bollettino firmato ieri da Adriano Galliani. «è dura, dura, dura» spiega ai cronisti. Difficoltà legate al fisco («con una novità positiva arrivata nel tardo pomeriggio»), allo stipendio di Kakà, alle richieste del Real. «Perché l'affare vada in porto devono fare sacrifici i tre attori della trattativa: il Real, il Milan e Kakà naturalmente» la spiegazione successiva. Che tiene conto della volontà del brasiliano ma anche della noticina a margine dello stesso Galliani: «Poi dopo Riccardino arriva papà Bosco». Che è poi l'agente di Kakà e colui col quale bisogna chiudere l'intesa in un calcio, quello italiano, «nel quale nessun big guadagna più di 5 milioni. Se l'operazione dovesse andare in porto, pensiamo di recuperare i 15 mila vedovi di Kakà che hanno lasciato San Siro dopo la partenza del Pallone d'oro e non sono più tornati, se non episodicamente, allo stadio. Il conteggio non è a spanne ma fatto sulla conoscenza della popolazione dei 450 mila rossoneri che han sottoscritto la tessera del tifoso». Ma Galliani non è ancora sicuro di partire martedì per Madrid, «bastano email o telefonate» per chiudere il contratto. Di sicuro non è previsto alcun viaggio a Manchester dopo il prezzo fissato dal City per Balotelli di 37 milioni di euro», inconciliabile con i bilanci e l'economia del Belpaese. In partenza da Milanello solo Valoti, Carmona e Strasser: pochi spiccioli in arrivo, perciò. Di qui il rompicapo di Galliani per far quadrare i conti. Su Kakà sono d'accordo tutti, Silvio Berlusconi innanzitutto, e Allegri che condensa il giudizio nella formula preparata per il Milan, «servono gioventù più la classe di qualche campione». Mentre resta il no a Beckham, troppo in là con gli anni e qui Allegri ha più di una ragione. Il Milan oggi deve piegare la resistenza del Bologna che in settimana ha fatto soffrire l'Inter e rifilato 4 schiaffoni al Chievo.

Perciò Allegri non parla volentieri di mercato mentre invece volentieri ringrazia Donadoni (intervista a il Giornale, ndr), «un vero gentiluomo oltre che un bravo tecnico»", e altrettanto volentieri assicura che dopo la partenza di Guardiola per la Baviera non sono finiti «gli aspiranti alla mia panchina». Deve concentrarsi sul Milan, sulle recenti assicurazioni di Berlusconi e anche sulle scelte per il Bologna: torna Pazzini centravanti, resta Niang, El Shaarawy va a caccia del gol, «ma senza farne una ossessione».

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