Ha'il «Una sfida per quelli che partono. Un sogno per quelli che restano a casa». Il mondo è cambiato da quel lontano 26 dicembre del 1978, quando una settantina di avventurieri assetati d'Africa seguirono la folle proposta di Thierry Sabine di correre da Parigi fino a Dakar. Quarantadue anni dopo, nonostante la gara si sia spostata prima in America Latina (2009) ed oggi in Medio Oriente, il mito del rally rimane intatto. Lo sanno bene gli oltre 500 concorrenti giunti ieri a Ha'il, lo sa bene Hubert Auriol, ospite speciale del bivacco. Il giorno dopo il Natale del 1978, Auriol allora 25enne, si presentò all'appuntamento al Trocadero. Si era appena licenziato dal lavoro, perché il capo ufficio non voleva concedergli le ferie. Inseguiva un sogno: l'Africa. Quel giorno cambiò per sempre la sua vita. Mai avrebbe immaginato di vincerla due anni dopo in moto (1981), di trionfare anche in auto e di diventarne il direttore (1995-2004). «Ero annoiato del mio lavoro e venni a conoscenza di questa folle, grande avventura. Mi buttai ad occhi chiusi», racconta Hubert. «Incontrai Thierry Sabine nel suo ufficio e mi disse: Devi venire!. Bastarono quelle parole a convincermi. Certo ci vuole coraggio ed un pizzico di follia. Amavo viaggiare e noi eravamo pronti a seguire l'idea di questo grande visionario. Era un vero leader». Nessuno torna uguale dalla Dakar. «Ero partito ragazzo, sono tornato un uomo. Era la vita che volevo vivere».
Anno dopo anno la gara diventa una sfida cui tutti vogliono partecipare. Campioni, vip, cantanti. Da Carolina di Monaco a Johnny Hallyday, da Jacky Ickx, vincitore nel 1983, a Fernando Alonso oggi. Ma cosa rende così speciale la Dakar? «Il rally è per definizione scoperta di nuovi paesi: abbiamo esplorato l'Africa, l'America Latina e adesso l'Arabia Saudita. Non solo, non è come la F1 o la MotoGP che ha un numero limitato di posti, qui tutti possono partecipare. Fernando Alonso ne ha avuto l'occasione ed eccolo al debutto che sfida Carlos Sainz (in testa alla generale alla 5° tappa), Stephane Peterhansel o Nasser Al-Attiyah.
Occorrono solo due grandi attributi. Fernando può far bene, deve solo avere un po' di pazienza. La gara richiede tanta esperienza, lo abbiamo visto con Sebastien Loeb. Il 9 volte iridato ha provato diverse volte, ma ha solo sfiorato la vittoria».
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