Nudi alla meta sotto il museo della birra che avevamo consumato mettendo tanta cipria sulla nazionale di basket settimina, che ieri ha perso contro l'Ucraina (58-66) il penultimo autobus per andare al mondiale spagnolo dell'anno prossimo. Oggi, ore 17.30 (diretta Raisport), nell'arena di Stozice, una caverna per i nostri peccati strutturali, scopriremo se questa corsa a piedi nudi nell'erba dell'Eurobasket finirà al ponte dei sospiri contro l'avvilitissima Serbia, la squadra più giovane dell'Europeo, guai però a non temerla perché per Azzurra tenera non ci sono state mai avversarie con meno qualità delle poche che abbiamo noi.
Ieri siamo andati a sbattere contro l'Ucraina che mai era entrata fra le prime otto di un europeo, ma non dovevamo trascurare che a guidarla, il volpone Volkov, ex grande ora presidente federale, aveva chiamato degli eccellenti allenatori americani: Mike Fratello, esiliato dopo tante belle stagioni Nba, l'americano con origini siciliane che si è fatto aiutare da Bob Hill, altro allenatore con passato glorioso visto di sfuggita nella Virtus Bologna. La strana coppia ci ha preparato la trappola, mettendo il 2.12 Vyakeslav Kravstov, un 1987 ingaggiato dai Phoenix Sun, a presidiare il canestro, 8 stoppate, e questo ha mandato in corto giocatori già sfibrati: a parte l'inizio di Aradori finito poi con 5 su 13, ci sono solo dei rossi da segnalare cominciando dal 2 su 19 (!) di Belinelli e il 4 su 11 di Datome, le nostre punte, il 4 su 11 di Gentile che in queste situazioni non ha il senso della misura, come capita ai giovani talenti ancora da svezzare.
Ci è andata male fin dall'inizio perché siamo arrivati al 17-13 del primo intervallo quasi senza Cusin, 2 falli dopo 4'26", con debiti difensivi appena il ventunenne Mishula ha scoperto le debolezze del Diener che continua le maledizioni dei passaportati di Pianigiani in regia dopo la sciagura Maestranzi: anche ieri anonimo, 1 su 3, una bella diversità dall'americano ucrainizzato dagli altri, quell'Eugene Jeter, fratello della stella Carmelita, velocista da 10"64 sui 100, 4 ori fra mondiali e Olimpiadi, che ha sfinito Cinciarini, un chirurgo da 20 punti per la nostra ferita non più rimarginabile all'inizio del solito buio nel quarto tempo quando siamo andati a meno 10 segnando con Melli solo dopo 5'40".
L'Ucraina ci ha fatto sentire piccoli come tutti gli altri, ma questa volta la muleta era nelle sue mani e quando hanno cominciato a scarseggiare le idee, 34-35 a metà gara, quando la benzina non si trovava più dopo 30' (48-51) abbiamo dovuto metterci in ginocchio e subire. Non si può dire che le tre ore in più di riposo avute dagli ucraini, dopo la partita perduta con la Croazia, erano un vero vantaggio rispetto alla spremitura lituana di Azzurra della notte, ma di certo per una squadra come la nostra è stato un guaio avere così poco tempo per studiare un'avversaria che è la grande rivelazione del torneo.
Ferite da curare nell'ultima notte di un Europeo lunghissimo vissuto al vento per volare quando eravamo freschi e inattesi, per soffrire quando la realtà ci imponeva sfide fisiche e tecniche irrisolvibili nel momento stesso in cui il fai da te dell'egoismo ha mandato tutto all'aria contro l'Ucraina.
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