Pato ha lasciato il Milan e l'Italia, Barbara Berlusconi, sua fidanzata e componente del cda rossonero, ha preso la sua rivincita. Per sfuggire alla diabolica tentazione della facile lacrimuccia, è forse il caso di rifugiarsi in una virile e nobile auto-critica. Seguiteci. Pato ha detto addio ieri al Milan tradendo l'inevitabile emozione ed ha abbracciato simbolicamente tutto il mondo rossonero che gli ha scandito la vita calcistica e privata per cinque anni e mezzo, un pezzo importante della sua gioventù ancora intatta e sfacciata. «Sarete sempre nel mio cuore, vi guarderò da lontano ma sono sicuro che con voi il Milan continuerà ad essere grande e a vincere tutto» ha dettato tutto d'un fiato prima di sciogliersi come è giusto che sia in queste circostanze, in un pianto consolatorio. Pato ha chiesto e ottenuto di tornare a casa per recuperare l'identità, fisica e calcistica, perdute nelle pieghe amarissime di tanti, troppi incidenti. Ha avuto la garanzia di giocare sempre, al sole, e di concorrere al mondiale del 2014 che è diventata la nuova ossessione di quel popolo. Il sito ufficiale rossonero l'ha salutato con una foto simbolica: datata Pechino, agosto 2011 e riferita al derby vinto e alla conquista della Supercoppa d'Italia. È stata l'ultima prodezza balistica degna del Pato conosciuto una sera di gennaio, a San Siro, qualche anno prima, quando volava con la maglia di Shevchenko sulle spalle, imprendibile per qualunque rivale.
Ma non è su Pato che bisogna prepararsi a ricacciare indietro giudizi definitivi e pronostici malinconici. Se verrà il tempo, e la rinascita sarà garantita dal Corinthias oltre che dal mondiale brasiliano, allora lo faremo come tutti coloro che non hanno timore d'ammettere in pubblico l'errore. Qui invece è indispensabile rileggere con altre lenti gli sfottò, gli ammiccamenti, i doppi sensi fioriti all'epoca del mancato trasferimento di Pato al Psg nel gennaio del 2012. «È intervenuto Silvio Berlusconi a bloccare la cessione di Pato su pressione della figlia Barbara» la convinzione radicata tra tifosi e media e diventata perciò subito verità assoluta. Ebbene, adesso che Pato è partito, ed è partito per una destinazione molto più lontana rispetto a Parigi, per San Paolo del Brasile, Barbara Berlusconi s'è tolta il macigno che ha avuto per dodici mesi nelle scarpe. «Ho sempre anteposto l'interesse del club a quello privato» il suo orgoglioso incipit seguito dalla ricostruzione riveduta e corretta della famosa trattativa interrotta bruscamente a poche ore dalla conclusione, «anche l'anno scorso rimasi fuori dalla vicenda sul possibile trasferimento al Psg saltato perché mio padre e il giocatore non erano convinti».
Ed ecco la prova provata seguita dall'ultima sfida: «Siamo una coppia felice e serena: la distanza Milano-San Paolo non ci spaventa, figuriamoci se ci spaventava quella tra Milano e Parigi». Barbara Berlusconi può presentarsi a testa alta a Milanello e a San Siro ma non commetta l'errore di considerare vinta la sua battaglia. Al primo pettegolezzo sulla tenuta della coppia se ne accorgerà- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.