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Il Bayern batte le maledizioni Robben segna il gol della vita

Un croato, un turco e un olandese decidono la finale dei tedeschi. Borussia meglio nel primo tempo, Rizzoli lucido anche sul rigore

Il Bayern batte le maledizioni Robben segna il gol della vita

Il calcio se la gioca sempre bene. Londra invasa dai tedeschi, Wembley nei piedi della panzer division, ma poi un croato, un turco e un olandese hanno messo firma e si sono giocati la Champions dei tedeschi. Vince il Bayern come voleva l'onestà del pallone, dopo la delusione dell'anno passato. Vince Jupp Heynckes, un tecnico che ha lasciato il segno nel calcio. Vincono gli eterni perdenti di un quinquennio maledetto. Arien Robben, al gol numero 13 della sua stagione, ha acchiappato l'attimo che fugge, la rivincita di una vita da maledetto e la glorificazione di una vita da eterno viso pallido del gol. Olandese come vuole la storia calcistica: bello e sprecone. Regala un assist gol, butta e poi raccoglie. Trionfa il Bayern con la quinta coppa dei Campioni, il Borussia delle meraviglie si è fermato sulla soglia dell'Olimpo che non lo ha scacciato, solo ridimensionato.

Primo tempo ad inseguire la bellezza di un gol. Ed anche le rispettive identità. Wembley meraviglioso nel suo scenario, giocarci football deve essere una goduria. Wembley conquistato dai tedeschi in ogni senso, ma poi il pallone distilla giustizie e ingiustizie, una finale toglie il fiato a chi la gioca non solo a chi guarda. Ed, infatti, il Bayern, nelle sue minacciose maglie rosse, per un po'si è lasciato infilzare, assediare e punzecchiare dal giallo screanzato e sfrontato delle truppe leggere di Klopp: leggere nel passo e nella testa per venti minuti. Il tanto per rifilare un po' di spaventi a Neuer. Eppoi Lewandowski per tutti e gli altri ad assediare in pressing i carri armati di Heynckes. Due armi, ma alla fine troppo poco.
Il Bayern ha sentito il peso del pronostico e delle sue finali perse, teso e preoccupato ha messo tanto per trovare cadenza e ritmo, freschezza nel gioco e pericolosità sotto porta. Più puntigliosità nel Borussia, tre occasioni per la gente di Dortmund, intorno al quarto d'ora, con gran spolvero di Neuer nel salvare la porta. Altrettante, dalla mezzora in poi per il Bayern. Robben al solito pronto ad impallidire davanti all'idea del gol: per lui le occasioni migliori, naturalmente sprecate. Poi i colpi di testa non proprio da testuggine di Mandzukic e Martinez.

Il primo tempo regala anche l'attimo dedicato alle comiche quando Robben è riuscito a sparare un pallone sul viso del portiere in un caotico faccia a faccia. E che dire di Ribery? Un tempo da francesino senz'anima, salvo poi restituire alla partita uno spicciolo della sua bravura, nella ripresa, per confezionare l'assist a Robben che manderà in gol Mandzukic, gufetto croato appollaiato nel mezzo dell'area Borussia a sfruttare errori e difesa blanda.
Si parla di gioco e di emozioni, ma contano solo i gol. Questo il problema di ogni finale: difficile immaginare un suonar d'orchestra senza il brivido. Il Borussia ha sgassato molto all'inizio ma poi ha dovuto prender fiato. Il Bayern non è mai stato imponente e devastante, il suo sferragliare si è fatto meno pesante quando gli uomini di qualità hanno trovato le giocate giuste. Il Borussia ha cercato nei colpi di Reus la fantasia al potere ed ha sfiancato fisicamente gli avversari con un pressing di stile sacchiano, che poi il gol del Bayern ha un po' sgonfiato.

Chissà cosa avrà spiegato Platini alla signora Merkel: questo è arte o solo football? E chissà come si saranno sentiti Conte e tutta la congrega del calcio italiano in tribuna? Queste due squadre giocavano calcio comunque superiore alla media nostrana. Che poi ci fosse un italiano anche in campo è questione accessoria, se non per vederlo sufficientemente lucido nel gestire la partita, compreso il momento del rigore in cui Rizzoli ha evitato un secondo cartellino giallo a Dante (ehm!ehm!), ma ha visto giusto sul fallo: calcione scomposto del brasiliano a Reus. E Gundogan, tedesco con sangue turco, preciso nello spiazzare Neuer.

Partita da ricominciare, poco tempo per tutti. Muller sprecone nel Bayern, Subotic straordinario nel levar di porta e dai piedi di Robben una palla gol. Bayern molto più convinto e convincente nella ripresa, Borussia un po' più secondo come dice la classifica della Bundesliga.

Alla fine la differenza si è vista e il guizzo di Robben, come uno slalomista in un'area di paletti umani, è stato l'apoteosi di un eterno perdente e di una squadra che non sarà più una perdente di successo.

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