Milanello «El gh'è no». Può diventare la parola d'ordine dell'ennesima visita di Silvio Berlusconi a Milanello, «sono stato convocato anch'io» la spiegazione didascalica a telecamere e taccuini che l'hanno circondato subito dopo l'arrivo in elicottero. È vero: non c'è un altro Berlusconi in politica, ma anche nel calcio non c'è in arrivo a Milanello un costoso Mario Balotelli. «Quella mia frase di martedì sera è stata interpretata male. Volevo dire: non faccio di questi sogni la notte. Non c'è nessuna trattativa, non si possono fare più certe spese», la dichiarazione scheletrica che adesso ha un capo e una coda, e soprattutto rappresenta una bussola per i naviganti del calciomercato. Orientamento riconfermato puntualmente da Adriano Galliani, in contatto quotidiano con Mino Raiola il quale, parole del vicepresidente, «porta in giro le sue opere d'arte ma noi siamo piccoli collezionisti», la metafora utilizzata per far capire l'antifona. Purtroppo non c'è nemmeno un Pato, guarito e in salute, all'orizzonte del nuovo Milan in viaggio verso Torino accolto dai lamenti di Ventura e dai calcoli allarmanti di Allegri («21 gol subiti in 22 partite: ecco il nostro deficit»).L'assenza del brasiliano, ormai ripetuta, sta diventando uno spinoso caso umano. «Siamo tutti molto preoccupati. Anche noi ci chiediamo quando tornerà Pato, se lo chiede anche lui, tutte le mattine davanti allo specchio: ma tu chi sei?» la testimonianza berlusconiana del tormento milanista seguito all'accidente di Bruxelles e al ritardo del recupero muscolare.
Tre ore piene di Milan. Tre ore utilizzate da Silvio Berlusconi per una frugale colazione e un lungo rapporto con Allegri (perciò Tassotti è stato spedito a dirigere l'allenamento nel frattempo), Galliani e Braida, per poi passare dalla palestra a rimboccare le coperte ai rossoneri che ne hanno bisogno. Come Robinho, per esempio. «Il mio desiderio è che rimanga con noi perché si tratta di una persona speciale sul piano umano e tecnico. E dalle sue ultime parole ho l'impressione che stia cambiando idea», l'aggiornamento presidenziale sull'unica trattativa davvero aperta per il mercato di gennaio (con il Santos). Come Emanuelson, Pazzini e Abate che sono di fatto i tre chiamati a rimpiazzare gli assenti, Constant, Montolivo e Boateng: «Mi informerà l'allenatore sulle sue scelte» la frase messa lì da Silvio Berlusconi per screditare la tesi della direzione tecnica collegiale. «Siamo in coda al plotone delle grandi nel quale è arrivata anche la Fiorentina e ora dobbiamo perseverare» è la missione per Torino per niente depotenziata dalla sconfitta in Champions contro lo Zenit, «la squadra ha giocato bene, è stata sfortunata» il giudizio amabile del presidente che ha preso a frustare il Milan nei giorni felici e ad accarezzarlo in quelli difficili.
Proprio come ai bei tempi delle visite settimanali a Milanello, tornate adesso d'attualità quando anche il sorteggio più crudele con rivali di rango veniva accolto senza scoraggiare nessuno. «E così sarà anche questa volta: meglio affrontare subito una grande negli ottavi di Champions», è il pronostico di Silvio Berlusconi intervenuto anche in materia di "mala" giustizia. «Con la mia esperienza personale non faccio fatica a pensare che anche Antonio Conte, alle prese con la giustizia sportiva, si possa considerare un perseguitato» la sua mano tesa all'allenatore della Juve salutato anche da Allegri con «i migliori auguri, ha sofferto abbastanza lontano dalla panchina».
Dopo tre ore piene, compreso il racconto dell'incontro con la famiglia Lippi al completo da parte di Galliani, venerdì sera («con Marcello e signora e suo figlio Davide, abbiamo parlato solo di sponsor» la precisazione), il ritorno in elicottero ad Arcore. El gh'è no un altro Berlusconi, d'accordo. Ma un altro Milan, a Torino, è indispensabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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