Alla faccia dei misuratori di potenza, dei watt e delle tabelle. Alla faccia della telemetria che aiuta lo sport ma lo rende prevedibile, programmabile e futuribile, ma ne mortifica la fantasia. Una tappa pazza, folle e imprevedibile, quella di ieri. La più corta di tutta la Vuelta (118 km con tre Gran premi della montagna), che diventa lunga lunghissima e interminabile per il britannico Chris Froome, l'asso pigliatutto del ciclismo mondiale, che ieri in pratica ha perso la Vuelta.
C'è un vincitore di tappa, che è italiano: Gianluca Brambilla. C'è un uomo che, salvo altre tappe pazze e imprevedibili, vincerà la Vuelta: il colombiano Nairo Quintana. C'è un vincitore morale: Alberto Contador. Sull'arrivo di Aramon Formigal, vince il vicentino Gianluca Brambilla: è lui il primo ad attaccare al primo chilometro di gara e poi riesce a resistere al forcing di Quintana negli ultimi cinque chilometri.
Al traguardo, il colombiano della Movistar guadagna 34 su Contador e 2'40 su Froome, e adesso in classifica ha 3'37 sul britannico. A una settimana dall'apoteosi di Madrid, la Vuelta sembra ormai decisa.
La Sky e il suo leader Chris Froome hanno subito ieri la più grave sconfitta della loro storia. Gli uomini dei «marginal gains» - la cura dei dettagli - si fanno cogliere impreparati e dormienti. Brambilla attacca, al vicentino quest'anno vincitore ad Arezzo e per due giorni in maglia rosa al Giro, si uniscono Rovny e Contador, e poi Quintana, che capisce subito il pericolo. Non lo capisce Froome e ancor meno i suoi compagni di squadra. Si forma un gruppetto di 14 corridori. Froome viene sorpreso, non riuscirà più a rientrare.
Sullo strappo conclusivo, Quintana resta solo con Brambilla, Contador cede e sull'arrivo il vicentino batte il colombiano.
«Sono felice come pochi, perché penso di aver disputato la tappa più folle di tutte e visto che come corridore non sono del tutto giusto ho vinto la tappa che più mi si addice», spiega Brambilla, che ha regalato all'Italia il secondo successo di tappa dopo quello ottenuto venerdì dal giovane romano Valerio Conti.Pier Augusto Stagi
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