Bugno: «Nibali, oggi alla Sanremo fai come me»

Se fosse per lui farebbe a meno di parlarne, perché non ha mai amato ricordare le sue vittorie. Anzi, quando vinceva, e gli è accaduto un'ottantina di volte, sembrava quasi che volesse scusarsi con gli avversari, per lo stato di frustrazione a loro procurato. Gianni Bugno non ha mai giocato a fare il falso modesto: lui è davvero così. Uno che è diventato campione suo malgrado. Non era un innamorato della bicicletta, si è dedicato ad essa solo perché fin da bimbo se l'è sempre cavata meglio degli altri. È così Gianni Bugno, 51 anni compiuti il giorno di San Valentino, due volte campione del mondo, trionfatore del Giro'90, che nel proprio palmares vanta un Fiandre e una Sanremo vinta esattamente venticinque anni fa.

Oggi si corre la Sanremo, cosa ricorda di quel volo trionfale datato 17 marzo 1990?

«Poco... Io quando faccio una cosa cerco di farla al meglio, ma una volta che ho raggiunto un obiettivo, non sto tanto lì a pensare a quanto sono stato bravo. Se non mi diceva lei che sono passati 25 anni, nemmeno mi ricordavo».

È abituato forse a volare alto?

«Più che altro faccio l'elicotterista, ma a parte le battute, sono fatto così. Non amo crogiolarmi nei ricordi».

Ha vinto una corsa che sulla carta non era nelle sue corde.

«Fortuna. Solo tanta fortuna. Quando ti gira bene, sei a metà dell'opera. Io sognavo la Liegi e il Lombardia e invece ho vinto il Fiandre e la Sanremo. Ricordo che quando decisi di scattare sul Cipressa lo feci perché mi sentivo di farlo, perché la Sanremo si vince se cogli il momento. Fatto sta, sulla Cipressa partii, tutto solo, non avevo nulla da perdere, tutto da guadagnare. Se fatico io, pensai, dovranno faticare anche gli altri per venirmi a riprendere. E non mi ripresero».

Detto così, sembra facilissimo.

«Quando stai bene non è poi così difficile».

Una vittoria che le ha poi spalancato le porte del Giro: due mesi dopo ha vinto la "corsa rosa" vestendo la maglia di leader dalla prima all'ultima tappa. Cose da Binda…

«Se è per questo anche da Merckx. La vittoria nella Classicissima, come viene chiamata, mi ha dato consapevolezza e forza».

Sa che detiene ancora oggi la media più alta della Sanremo: 45,806 km/h?

«C'era tanto vento, forse anche a favore…».

Oggi l'edizione numero 106, chi è il suo favorito?

«La Sanremo è bella perché la possono vincere in tanti, purché abbiano doti di forza e resistenza: 300 km non sono per tutti».

Un nome?

«Cavendish, Sagan, Kristoff, Cancellara…».

Uno.

«Peter Sagan».

E gli italiani?

«Siamo gli outsider, possiamo solo cercare il colpo a sorpresa. Pozzato è l'ultimo dei nostri ad averla vinta e sa come si fa. Poi ci sono giovani interessanti, come Davide Cimolai, Andrea Guardini, Giacomo Nizzolo e il giovanissimo Niccolò Bonifazio.

C'è anche Vincenzo Nibali, che come me non ha nelle corde questa corsa, ma può inventarsi qualcosa. È già arrivato terzo una volta, se coglie l'attimo e ha fortuna, può fare qualcosa di grande. Proprio come è accaduto a me».

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