Pier Augusto Stagi
È la «regina», la più folle e imprevedibile delle corse. La più carogna delle classiche del nord. È la corsa ciclistica di un sol giorno più conosciuta al mondo, quella che raccoglie più storie e leggende, quella di cui tutti parlano ma non tutti possono correre. Corsa estrema, ma anche estremamente selettiva e ingiusta, perché alla Roubaix puoi anche essere il più forte, ma se la buona sorte non ti sorregge non vai da nessuna parte. Corsa bastarda, amata e odiata come poche e in egual misura. Peter Sagan, il folletto slovacco, contro Spartacus Fabian Cancellara alla sua ultima corsa su queste pietre prima dell'addio a fine stagione. Sagan che cerca il filotto dopo aver vinto Gand e Fiandre. Cancellara che cerca il poker per la leggenda, al pari di De Vlaeminck e Boonen.
Il numero di chilometri che i corridori faranno sulle pietre è invariato rispetto allo scorso anno: 257,5 km, 27 i settori di pavé, per un totale di 52,8 km solo di pietre. Oggi va in scena l'edizione numero 114, partenza da Compiegne, arrivo a Roubaix, dove un anno fa a vincere fu il tedesco John Degenkolb, quest'anno assente per infortunio.
I settori sono stellati, come se fossero il livello di un buon albergo, anche se qui non ci si riposa neanche un po', ma ci si massacra di fatica. Cinque stelle ad indicare il settore più ostico e duro, una per quelle più abbordabili. Come sempre la numerazione dei settori è inversa rispetto al chilometraggio.
Ovviamente i momenti più attesi sono e restano la foresta d'Arenberg, Mons en Pevele e il Carrefour de l'Arbre. Tre settori che hanno fatto la storia di questa corsa: tre monumenti per una corsa monumento.TV: diretta su Raisport 1 dalle 11.30 e su Raitre dalle 15.05
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