La carica di Berlusconi «Noi a livello della Juve Voglio regalarmi Ibra»

«Sinisa insegnerà a tirare le punizioni. Con Inzaghi siamo stati generosi. Entrare in Champions imperativo categorico»

MilanoLa scena è di quelle da fotografare e mettere in un cassetto: fuori il palazzone del Portello fasciato di rossonero solo un plotone di tifosi curiosi e romantici, zero striscioni, zero cori da stadio. Dentro, seduti allo stesso tavolo il presidente Silvio Berlusconi, al suo fianco la figlia Barbara e Adriano Galliani, dall'altra parte Mihajlovic e Filippo Galli a discutere di piani ambiziosi e nuovi codici di disciplina. Era da tempo che non si coglieva un clima così evidente di serena operosità e di unità d'intenti dalle parti del Milan. Quattro anni dopo l'ultima apparizione al fianco del primo Allegri (coincisa con lo scudetto), riecco allora uno scoppiettante Silvio Berlusconi, in gran forma a dispetto della caviglia distorta («Mi son messo a giocare a calcetto, ora ci penserà Milanlab a rovinarmi …», la battuta), dare il benvenuto a Mihajlovic («Vieni più vicino Sinisa. Di sicuro insegnerà a calciare le punizioni») e raccontare tutto, proprio tutto, dallo stadio a mister Bee passando per il calciomercato che è poi l'ingrediente più piccante, tra promesse di lacrime e soldi («campagna elettorale e campagna acquisti sono entrambe costose»).

Buon segno verrebbe da chiosare, come all'alba delle storiche cavalcate. Ecco la prima raffica di nomi: «Non abbiamo inseguito Martinez puntando su Bacca, altrettanto forte. Avevamo prenotato Luiz Adriano per gennaio, abbiamo deciso di farlo arrivare da subito, ha una pagella gol impressionante. Ridurremo la rosa da 31 a 25 unità, Donnarumma sarà il portiere del futuro, Davide Calabria un difensore della Primavera su cui contiamo molto. Ibrahimovic? Se viene ce lo prendiamo, è un grande, farebbe comodissimo a qualunque squadra. Mi aspetto molto di più da Menez, Mexes ha un caratterino ma lo terremo, Zapata ha giocato una grande coppa America. El Shaarawy? Avevo suggerito anche a Inzaghi di provarlo da centrocampista». Solo un cenno al passato da dimenticare: «Con Pippo siamo stati generosi e di classe, avremmo potuto cambiare nella seconda parte della stagione».

Con un Milan così, già scolpito e solo da completare, Silvio Berlusconi è pronto a sfidare, come sempre gli è capitato, l'ilarità collettiva fin dal raduno 1986 con gli elicotteri all'Arena. «L'imperativo categorico è raggiungere la Champions league ma dobbiamo porci un traguardo più ambizioso, anche lo scudetto, il Milan ha la qualità per competere con la Juve» è la sua convinzione. Cementata dalle due novità, l'alleanza asiatica e il progetto stadio. «Ho riaperto a mister Taechaubol quando ho esaminato il programma di lavoro teso a sfruttare il nostro brand in Asia. Corner nei grandi magazzini e una catena di ristoranti col marchio Milan: di qui la fondata previsione di migliorare il fatturato»: ecco svelato il sì a mister Bee con una postilla, «stiamo affrontando la campagna acquisti con i soldi della mia famiglia».

Convinta l'adesione al progetto del nuovo stadio al Portello: «valorizzerà anche il patrimonio immobiliare del quartiere», destinato a diventare «un salotto della città».

Sono arrivate «10 offerte di altri gruppi per partecipare alla costruzione dell'impianto», la novità svelata. Infine la tappa a Milanello con i tifosi che gli han chiesto in regalo Ibra. «Vorrei farlo a me stesso questo regalo» la risposta che vale più di una promessa solenne.

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