Cassani: «Meritiamo 8. Ci voleva Ulissi...»

Alessandro De Marchi, uno degli uomini più brillanti ieri sul circuito di Ponferrada ha il volto scuro e torvo di chi non è assolutamente contento. «Come potrei esserlo. A pochi chilometri dal traguardo ero in fuga con Gautier e Sorensen, quando Kwiatkowski ci ha raggiunto e poi ci ha staccato. Io ho il grande rammarico di non avere avuto la forza di andargli dietro. Era il mio momento, toccava a me, e purtroppo non ce l'ho fatta». De Marchi è fatto così: un vero combattente. Non per niente al Tour gli hanno assegnato il premio della combattività. «Mi spiace molto - dice il friulano -. Abbiamo corso molto bene, ma ci è mancato pochissimo per portare a casa almeno una medaglia. Meritavamo qualcosa di più».

Davide Cassani, c.t. al suo esordio mondiale sull'ammiraglia della Nazionale, riassume così la sua prima esperienza iridata: «Sapevamo di non avere un finalizzatore, di avere dei limiti. I ragazzi sono stati bravissimi perché hanno corso da squadra: hanno onorato come meglio non avrebbero potuto Alfredo Martini». Gli chiediamo se Visconti non sia stato mandato allo sbaraglio troppo presto, ma Cassani difende le sue scelte: «Sapevamo che sull'ultimo strappo c'erano corridori più forti e dovevamo cercare di farli lavorare: solo con corridori forti in fuga, si potevano mettere in difficoltà. Rimpianti? Quando ho visto questo percorso ho pensato a Diego Ulissi (fermo per una vicenda di doping non ancora ben definita, ndr), poi le cose sono andate diversamente.

Comunque ripeto: la Nazionale non ha corso da 10 e nemmeno da 9, ma da 8 sì. Hanno corso come stabilito, siamo sempre stati nel vivo della corsa fino a 5 dall'arrivo. Gli spagnoli mi hanno sottovalutato Kwiatkowski. A uno così non puoi lasciare 100 metri alla fine di quella salita...».

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