Tutti a rapporto. In palestra, a Vinovo. Perché, dopo essere tornati da Verona con un brutto voto sul diario, gli scolaretti juventini sono finiti in castigo: nessun giorno di riposo, avanti con la ramanzina, poi solo un po' di palestra e tutti a casa. Era facile immaginarlo, è puntualmente avvenuto: il pareggio del Bentegodi non è proprio andato giù a Conte, avvelenato per il modo in cui si è concretizzato. Non è un problema l'essere raggiunti, semmai il modo: due gol su calcio piazzato (e in stagione siamo a nove su diciotto), la mancanza di killer instinct e la sensazione che qualcuno possa pensare quel «tanto alla fine vinciamo noi» che fa andare fuori dai gangheri uno come il tecnico leccese. Meglio allora parlarci sopra subito, fare capire alla truppa che d'ora in avanti non sarà più ammesso sgarrare, lanciare messaggi diretti e pretendere il massimo dell'attenzione.
Tutti in palestra, allora, compresi Marotta e Nedved. In una Vinovo umida e zuppa di pioggia, con l'umore di chi ha accolto il pareggio come se fosse una sconfitta. Domenica, contro il Chievo allo Stadium, ci si aspetta una riscossa senza se e senza ma, anche perché la settimana successiva comincerà un gran bel tour de force: Trabzonspor in Europa League il giovedì, derby contro il Toro domenica, ritorno in terra turca il 27 del mese e poi Milan tre giorni dopo. Essere sul pezzo diventa fondamentale, pena sperperare quanto fin qui accumulato. "Esame di coscienza" e "bagno di umiltà" sono state le espressioni più usate nel post partita di Verona: altre non ne seguiranno fino a domenica prossima, visto che Conte rimarrà silente fino ad allora. Nel frattempo, tutti sotto esame e in ogni reparto: sette gol presi nelle ultime cinque partite, dopo che Buffon era rimasto imbattuto per oltre otto match, sono bilancio che non può essere addebitato solo ai difensori. Così come tutti saranno chiamati a prestare più attenzione nelle situazioni di gioco da fermo, dal momento che davvero subire il 50% dei gol in quella maniera non è accettabile per una squadra di altissimo livello: peraltro il male è atavico, se si ricorda che anche nel famigerato match di andata di Champions contro il Copenaghen il pareggio era arrivato in una mischia seguita a una punizione dalla trequarti. Concentrazione e cattiveria, ecco quello che Conte chiede ai suoi in certi frangenti «perché a poco serve studiare gli avversari, se poi mancano quegli ingredienti»: l'atto di accusa è tutto lì.
Urge cambiare marcia. E se Chiellini non recupererà per domenica, sarà meglio che il sostituto (Ogbonna o Caceres) si dia una svegliata perché non può essere un caso nemmeno che la difesa abbia imbarcato più acqua quando è mancato uno dei tre titolarissimi.
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