Nonostante si sia ritirato dalle competizioni solo qualche giorno fa, tutto continua a correre velocissimo attorno ad uno dei velocisti più prolifichi di tutti i tempi. Alessandro Petacchi annuncia il ritiro: «Lascio il ciclismo, a 39 anni non si può più inventare niente. Mi manca la mia famiglia». Qualche giorno dopo Marc Cavendish, sprinter britannico ed ex campione del mondo, bussa alla porta dello spezzino: «Ho bisogno di te: vieni a darmi una mano». Il velocista dell'isola di Man non sta vivendo un momento felice, non è supportato a suo dire da un adeguato "treno", lo spezzino, con al suo attivo più di 180 vittorie da professionista, potrebbe fare il caso suo come apripista: Petacchi è lusingato dal progetto, apre le porte e Patrick Lefevere - team manager della Omega Pharma - apre le borse e chiude la trattativa. Poi però la squadra belga fa melina, il britannico pure e Petacchi anche. La parola d'ordine è una e una sola: evitare figuracce nel caso il passaggio non venga ratificato. Secondo: fare il grande colpo pubblicitario alla vigilia del Giro.
Lo scoglio da superare è di tipo regolamentare: perché il velocista spezzino possa subito cambiare squadra in vista dell'imminente Giro (parte sabato da Napoli), ci vuole il via libera da parte del governo mondiale della bicicletta, l'Uci. Nel regolamento internazionale, al punto 2.15.120a è scritto che "esiste un periodo di trasferimenti che si applica a tutti i cambi di squadra... Per tutti i cambi durante la stagione, il periodo di trasferimento s'intende dall'1 al 15 agosto».
Così ieri è arrivata la doccia fredda, una brusca frenata in vista del Giro. Da Aigle è uscita una fumata nera. Non se ne fa nulla. Cavendish farà il Giro senza Petacchi e lo spezzino sarà costretto ad attendere il primo di agosto. La federazione internazionale non ha accettato la teoria del "tesseramento ex novo" del corridore che ha risolto il contratto che lo legava alla Lampre Merida una settimana fa.
Insomma, per il velocista più veloce degli ultimi dieci anni, una frenata brusca. Il ritiro che sapeva di nuova ripartenza, si trasforma in addio. O forse in un semplice arrivederci: alla Vuelta.
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