La crisi del Milan spiegata in cinque punti.
1) Chi sostiene che il punto più basso toccato martedì sera pareggia i conti col Milan di Farina ignora un bel po' di differenze clamorose. All'epoca il Milan non pagava né gli stipendi ai calciatori e nemmeno i fornitori, sui tetti di Milanello c'erano buchi da cui filtrava l'acqua piovana e il salone del ristorante veniva dato in affitto per i matrimoni allo scopo di ricavare denaro!
2) Chi immagina che il Milan debba essere rifondato con un'iniezione, impossibile per la crisi economica, di denaro fresco e di un numero imprecisato di campioni, maneggia l'ennesimo luogo comune. Nell'era Berlusconi, la prima e costosa rifondazione avvenne nel '97 (dopo l'addio di Baresi e il ritorno di Capello da Madrid) e si rivelò un flop. Solo un anno dopo, cambiato il tecnico (Zac), e compiuti taluni ritocchi, la squadra vinse lo scudetto. A giugno 2015 vanno in scadenza ben 8 contratti (da salvare solo Abate e De Jong): il rinnovamento sarà automatico.
3) Chi vuol far credere che i peccati del Milan attuale siano responsabilità esclusiva della dirigenza e per essa di Adriano Galliani, dovrebbe riflettere sul seguente particolare: il collaboratore storico di Galliani, Ariedo Braida, messo brutalmente alla porta, è stato appena "contattato" dal Barcellona. Stesso destino sarebbe pronto per l'attuale braccio destro di Berlusconi, prenotato dai cinesi ai tempi.
4) Gli striscioni della curva sud hanno trovato una replica formidabile nelle telefonate di solidarietà di Silvio e Marina Berlusconi. Forse, in circostanze del genere, sarebbe il caso di non ricevere i capi ultrà a Milanello in pompa magna.
Addebitammo il passo falso a Seedorf, non si può tacere oggi se l'errore viene ripetuto.5) Inzaghi non è l'unico responsabile del black-out di gennaio ma certe stravaganti scelte tattiche di martedì (Suso finito a fare il terzino) e qualche ansia di troppo, hanno anche finito col moltiplicare il panico.
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