Lichtsteiner, una banca garanzia della Signora

Fece vincere uno scudetto a Garcia, Sabatini lo portò alla Lazio. Apre la strada al tris della Juventus. E sdogana i rossocrociati

Lichtsteiner, una banca garanzia della Signora

Ci sono storie dentro una partita che spingono a sorridere. Per la casualità che diventa bizzarria. Prendete Stephan Lichtsteiner, quello che di testa ha deviato in porta il disegno di Andrea Pirlo. Sapete dove giocava lo svizzero prima di emigrare in Italia? A Lille, sì, in Francia. Sapete chi era l'allenatore pronto a sfruttarne le qualità di pendolino? Rudi Garcia, sì proprio lui. Sapete, invece, chi lo tolse a Garcia per portarlo a Roma, dico alla Lazio, versando meno di un milione di euro? Walter Sabatini, sì proprio lui, l'attuale direttore sportivo e generale della Roma che ha voluto Garcia ma non ha potuto nemmeno pensare di riprendersi quel matto di Stephan. Le storie del calcio, l'ho detto, si portano appresso colpi di teatro imprevisti. Se c'è un calciatore, per l'appunto, che fa venire fuori di testa Antonio Conte è proprio Lichtsteiner che prende, parte, sbuffa e poi non sai mai che cosa sappia e possa combinare. Spesso, dopo la discesa, sorry oggi chiamasi salita, non rientra come dovrebbe, resta in binario morto e allora il salentino urla e sbraita, lo manderebbe a quel paese che non è propriamente la Svizzera. Lichtsteiner avvampa nelle gote, ammicca, strabuzza gli occhi, riprende la corsa caracollante, un po' ricorda Pavel Nedved, un altro reduce dalla Lazio e oggi tranquillo signorotto di tribuna. Stephan Lichtsteiner giocherà il mondiale, insieme con la brigata di "rossocrociati" che ha invaso l'Italia di serie A.

Una volta nessuno avrebbe mai immaginato che gli svizzeri, quelli della cioccolata e dei dadi da brodo, avrebbero esportato anche buoni calciatori. Eppure erano i tempi di Odermatt, di Pfister, di Chapuisat e Jeandepeux, la tv svizzera trasmetteva partite di un campionato da Giochi senza frontiere, nulla di più. Toccò ad alcuni dei nostri cercare il franco interessante, Altafini provò con il Chiasso, Antognoni e Tardelli, logori di mondiale, se ne andarono a Losanna e a San Gallo senza lasciare traccia. Qualche romantico ricorda anche il caso di Ponte che se ne venne a Milano prima di Roy Hodgson che abbandonò proprio la nazionale elvetica pure lui attratto da Massimo Moratti. Oggi alla frontiera non si segnalano emigranti nostrani, semmai è corposa la coda in ingresso. Stephan Lichtsteiner appartiene al gruppo dei vip, è costato alla Juventus dieci volte quello che Sabatini versò al Lille, confermando l'astuzia del dirigente giallorosso allora biancazzurro. Rudi Garcia, osservando la partita di ieri sera a Torino, deve aver ricordato quell'estate del Duemilaotto, quando incominciò la sua avventura che lo avrebbe portato a vincere il titolo di Francia. Così deve avere pensato Walter Sabatini, quasi pentito di avere fatto il colpo.

Lichtsteiner, in compenso, forse non se lo ricordava nemmeno. A forza di correre avanti e indrè, con gli strilli di Conte addosso, non pensa altro che a fare il lavoro per il quale lo pagano. In euro, non in franchi svizzeri. Sai quanta cioccolata e dadi si può comprare.

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