La crisi di nervi della Fiorentina e il fantasma di Calciopoli 2

La crisi di nervi della Fiorentina e il fantasma di Calciopoli 2

Siamo solo a febbraio e il calcio italiano è già precipitato sull'orlo della solita crisi di nervi. Con accuse reciproche che sanno di far west invece che del botta e risposta tra esponenti di spicco della decima industria del Belpaese. Hanno offerto tutti il peggio, bisogna ammetterlo. Commisso, presidente-azionista della Fiorentina, che ha lisciato il pelo al popolo viola attaccando, per quel rigore discutibile fischiato all'ottantesimo con la Juve già davanti e dominatrice della sfida, il sistema calcio e gli arbitri. Nedved, dimenticando i propri precedenti in materia, s'è lanciato in una lezione di bon ton. Nicchi, il presidente dell'Aia che punta al record di Fidel Castro, ha addirittura chiamato in causa l'intera classe arbitrale intera facendo sapere che «è disgustata». Immaginate le pressioni sul fischietto chiamato a disinnescare Fiorentina-Atalanta del prossimo turno? Gravina, il capo del calcio, si è barcamenato tra l'uno e gli altri al pari di un abile democristiano. Il bollettino del giudice sportivo ha poi fornito l'inquietante resoconto di quel che è accaduto negli spogliatoi dello Stadium torinese tra arbitri e la triade viola (Antognoni, Pradè e Barone): insulti a go gò. Eppure il contributo più grave a questo clima da caccia alle streghe è arrivato dall'intervista polemica dell'ex arbitro Roberto Boggi, candidato in opposizione a Nicchi nel passato, il quale ha addirittura evocato un clima da «seconda calciopoli». Non è stata un'intervista esplosiva: è stato un atto di accusa formale nei confronti della presidenza Nicchi che dopo tre mandati consecutivi, si appresta - nonostante il parere contrario di Gravina - a inseguire il quarto puntando sulla solita maggioranza bulgara che è anche il frutto delle designazioni di dirigenti e presidenti di sezione, che sono poi gli elettori potenziali. Nell'attesa che intervenga la protezione civile a spegnere questo pericoloso incendio è forse il caso di chiedere proprio agli arbitri di offrire, in tema di rinnovo della presidenza del settore, una prova tangibile di cambiamento.

Ci sono, al loro interno, personalità di grande spessore morale: Alfredo Trentalange, ex arbitro e dirigente, è uno dei tanti profili che possono essere spesi. Nel frattempo è bene però che sulle accuse di Boggi faccia luce un'inchiesta della Federcalcio. Perché con i fantasmi di una nuova calciopoli non si può né scherzare né far finta di niente.

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