
Non si intravedono spiragli di de-escalation e il mondo assiste sgomento all'ennesimo scontro destinato a crescere di intensità e trasformarsi in un nuovo conflitto tra India e Pakistan, nonostante il pressing «pacifista» della comunità internazionale. «Difenderemo la sovranità e l'integrità territoriale del Pakistan a ogni costo», ha spiegato ieri il primo ministro Shehbaz Sharif al capo della diplomazia americana, il segretario di Stato Marco Rubio. Un attacco all'India è «sempre più certo» ha aggiunto il ministro della Difesa pakistano Khawaja Asif.
I due Paesi si sono accusati reciprocamente ieri di assalti notturni e diurni. Lo scontro è la conseguenza dell'offensiva avviata mercoledì all'alba dall'India con missili in diverse località del Pakistan. L'obiettivo dichiarato di New Delhi è vendicare l'attentato terroristico in cui il 22 aprile vennero brutalmente giustiziati nella regione contesa del Kashmir 26 turisti indù e che New Delhi considera una «dichiarazione di guerra». Islamabad nega tuttavia qualsiasi coinvolgimento.
L'India, di contro, ha evacuato ieri migliaia di persone dai villaggi del Kashmir, vicini al confine altamente militarizzato con il Pakistan. L'area è stata colpita da forti esplosioni, che hanno scosso l'aeroporto della città di Jammu, senza che ci sia certezza sulla matrice dell'azione.
Il Pakistan poche ore prima aveva annunciato di aver abbattuto nella notte 25 droni Harop di fabbricazione israeliana, sostenendo che fossero destinati da New Delhi a diverse aree del proprio territorio, dal Kashmir allo Jammu al Punjab. Un civile è rimasto ucciso. L'India, a sua volta, ha annunciato di aver sventato attacchi con «missili e droni» su più di una dozzina delle sue città. I morti nella parte indiana del Kashmir sarebbero decine, dopo le 31 vittime denunciate dal Pakistan il giorno prima. Ma Islamabad ha negato «categoricamente» un attacco, smentito «qualsiasi intenzione o azione che possa mettere in pericolo la popolazione del Punjab indiano» e accusato New Delhi di inventare la storia «per salvare la faccia».
Per tutta risposta, un drone indiano ha colpito una base militare pakistana vicino a Lahore, ferendo 4 soldati. «Un sistema di difesa aerea è stato neutralizzato» ha confermato l'India, che ha riferito di aver colpito altri siti in Pakistan e di aver ucciso Abdul Rauf Azhar, terrorista che nel 2002 decapitò davanti alle telecamere il giornalista americano del Wall Street Journal, Daniel Pearl, dopo averlo rapito.
La situazione si scalda fra le due potenze, entrambe in possesso dell'arma nucleare e immerse in contesti religiosi opposti: l'India a maggioranza induista da una parte e il Pakistan musulmano dall'altra. Le Nazioni Unite si dicono profondamente preoccupate. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha sentito gli omologhi di entrambi i Paesi, rivolgendo un invito a ridurre le tensioni. Ma l'escalation è nei fatti, nonostante il Pakistan sostenga di «essere impegnato per l'armonia regionale» e accusi l'India di «un piano maligno» per «incitare sentimenti anti-pakistani e sinistri scopi politici».
Le autorità di Islamabad hanno ordinato ieri la chiusura di tutte le scuole nel Punjab e nella capitale.
Il Nobel per la Pace, Malala Yousafzai, pakistana che nel 2012 fu vittima di un attentato dei talebani locali, ha lanciato un appello: «L'odio e la violenza sono i nemici comuni. La comunità internazionale deve agire ora per promuovere dialogo e diplomazia. La pace - ha concluso - è l'unica via per la nostra sicurezza e prosperità».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.