Dalle ceneri "Mondiali" nasce l'Italia di Raspadori

Mancini conquista la final four di Nations League ma non placa la delusione per l'assenza in Qatar. Ancora decisivo l'attaccante del Napoli

Dalle ceneri "Mondiali" nasce l'Italia di Raspadori

Nel periodo di restaurazione azzurra, ben venga un risultato positivo. In attesa di vivere quel «malessere psicologico» nel mese del Mondiale che vedremo solo in tv, ci prendiamo in Ungheria - terra insidiosa per il calore dei tifosi magiari e l'entusiasmo dei calciatori di Marco Rossi, vicini all'impresa nel girone di ferro - il secondo pass di fila per le final four di Nations League. Sei mesi fa eravamo sprofondati nel baratro, oggi possiamo guardare al futuro con un sorriso. Quel filo azzurro fatto di entusiasmo e spirito di gruppo si sta riannodando velocemente.

Forse non è un caso che alla Puskas Arena, nella gara da dentro o fuori, vadano in gol Raspadori - bis dopo l'Inghilterra - e Dimarco, il cui primo centro in azzurro è anche la rete n.1500 della storia della Nazionale. Loro sono alcuni dei simboli della restaurazione anche tattica del ct, figlia sì dell'emergenza ma della voglia di uscire da schemi un tempo vincenti ma ora un po' «arrugginiti» da scivoloni e schiaffoni imprevisti. Immobile può attendere, sarebbe da dire, se non fosse che il laziale ci tiene a tornare in questo gruppo. E forse non è un caso che Donnarumma regali una delle sue migliori prestazioni in azzurro (addirittura due parate di fila in una sola azione) ora che ha ritrovato la serenità anche nel proprio club parigino.

Perso il biglietto prezioso per il Qatar, ci teniamo stretto quello meno prestigioso per l'Olanda dove fra nove mesi ci confronteremo con i tulipani, la Croazia e una tra Portogallo e Spagna (stasera la sfida diretta a Braga) per conquistare quel trofeo sfuggitoci un anno fa quando la giocavamo in casa nostra. Il traguardo, per quello che abbiamo fatto vedere nei 180 minuti decisivi di settembre. è meritato: Inghilterra ai minimi termini domata senza problemi, Ungheria più fisica ma tecnicamente inferiore a noi messa al tappeto grazie a due acuti e alle parate di Gigio. La medicina giusta per digerire la nostra assenza nell'appuntamento mondiale fra due mesi.

La notte di Budapest ci regala l'emozione di Adam Szalai (che applaudirà insieme all'omonimo Attila il nostro inno) all'ultima con la Nazionale, ma anche l'atteggiamento giusto degli azzurri (con Gnonto unica novità tra i titolari rispetto alla gara di Milano). Facciamo due gol, ne sbagliamo almeno altri tre, rischiamo qualcosa ma Donnarumma blinda la porta con Mancini in certi momenti sul filo dei nervi per qualche errore di troppo («la squadra mi è piaciuta per 70 minuti, poi no», dirà alla fine).

Il tempo del debutto per Mazzocchi (primo giocatore della Salernitana nell'azzurro dei grandi) e missione compiuta. Finalmente torna il sereno, in attesa che i club e alcuni calciatori decidano che la Nazionale è un patrimonio da preservare e di cui innamorarsi. Appuntamento a novembre, ma solo per i test con Albania e Austria.

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