Novecentotrentacinque giorni dopo l'ultima volta, la sfida a Cincinnati tra Djokovic e Federer doveva per forza essere storica. Lo è stata. Vincendo 6-4, 6-4 la finale, Novak ha firmato definitivamente la sua resurrezione diventando il primo giocatore della storia ad imporsi in tutti i Master 1000 del circuito. Un'impresa ancor più tale proprio perché dall'altra parte della rete c'era Roger, in una partita simbolo dell'era più fantastica del tennis. Che, fortuna nostra, non è ancora finita.
Djokovic, Federer e - naturalmente - Nadal: amici quasi mai, rivali per sempre, campioni assoluti. Ognuno di loro ha il suo record da lucidare, ognuno di loro ha vissuto la crisi di mente e di corpo che accade nel corso di una carriera, nessuno però è mai stato come loro. E forse lo sarà. Giorni fa, per dire, l'Economist è uscito con una prima pagina dedicata ad Alexander Zverev, facendo i conti in tasca al simbolo della Next Gen e chiedendosi se sarà lui il prossimo numero uno: vedendo però partite (e dopopartite) come quella di Cincinnati, dove tra l'altro il tedesco è uscito al primo turno, la strada sembra ancora lunga. Djokovic-Federer è stato ancora un livello superiore, nonostante i 37 anni appena compiuti di Federer e gli incubi appena passati da Djokovic e spezzati dalla vittoria di Wimbledon. Il serbo ha vinto perché ha giocato meglio, lo svizzero ha perso perché si è mosso peggio e ha sbagliato molto. Entrambi hanno trionfato comunque alla fine, mostrando cosa vuol dire essere campione. Ad esempio quando Nole ha spiegato che il suo Golden Masters non è ancora niente rispetto a quello che hanno vinto Roger e Rafa: «Sono finalmente tornato dopo due anni sulle montagne russe e loro sono un esempio per me, sono i campioni che mi spingono a fare sempre il meglio per superarmi e a superarli. Ma in confronto alla loro, la mia camera dei trofei è una stanzetta». E ha vinto in fondo anche Federer, ammonendo i giornalisti su come si vivono le sconfitte: «Invece di concentrarvi sui miei troppi errori alla risposta, guardate ha quello che è riuscito a conquistare lui oggi.
Qualcosa di incredibile». Classe, talento, sportività.Tra una settimana cominciano gli Us Open e a 15 anni dal primo successo di Federer in uno Slam i favoriti restano sempre loro: Novak, Roger, Rafa. Certe partite spiegano perché.
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