«Donne al comando e tutto va meglio»

Jessica fa la poliziotta ed è una donna inafferrabile. Sorride, spara, si ravviva i capelli sotto il berretto e di nuovo sorride e spara. Sarà perché con il sorriso ti avvicina, sarà perché con il fucile t'allontana, ma alla fine ci fai attenzione. Con lei sempre domande precise, facendo caso a non sbagliare i verbi, a non perdere tempo perché guai ad alterarla vien da pensare. É fatta così la poliziotta Jessica Rossi, 21 anni in gennaio e uno sguardo e una voce che più decisi non si può. Pochi mesi fa, a Londra, sorridendo e sparando, ha conquistato l'oro nel Trap (la fossa olimpica) e messo in tasca il record del mondo. Quei 99 piattelli su 100 che pure chi non capisce nulla di tiro a volo ancora si ricorda. L'agente Jessica sembrava uscita da un film della Marvel. Altro che Inni d'Italia e casacche azzurre. Pochi mesi fa questa biondina d'Emilia ha entusiasmato tutti e tutti riportato a cose più importanti delle olimpiadi. E' successo quando ha dedicato la medaglia alla sua terra disastrata dal terremoto di maggio, alla sua Crevalcore che «il sindaco mi ha promesso avrebbe fatto e ha fatto...» racconta adesso. Già, si racconta Jessica. E lo fa per fine anno e lo fa come quando gareggia, cioè sorriso e sparo, sorriso e sparo. «Posso chiederle una cortesia?» sorride, «possiamo stringere con l'intervista perché sono un attimino incasinata?» spara.
Che effetto le hanno fatto le parole del presidente del Coni Petrucci: “il momento sportivo più bello del 2012 è stato la medaglia vinta da Jessica Rossi”?
«Sono contentissima e orgogliosa di ciò che ha detto. Purtroppo l'ho saputo da altre persone perché non ho potuto vedere il presidente in tv. E dunque sono anche orgogliosa di ciò che ho fatto».
Si sarebbe mai aspettata che la sua medaglia avrebbe avuto un impatto simile in Italia?
«Sinceramente no. Pensavo che poco dopo la conquista della medaglia si sarebbe parlato molto meno. Ma credo che, più dell'oro, abbia pesato in questo il record mondiale dei 99 piattelli colpiti su 100. E' rimasto molto impresso nella gente».
Forse il pubblico, soprattutto quello femminile, è stato colpito anche dal suo desiderio espresso dopo l'oro: sfidare gli uomini.
«Non credo. Anche perché i regolamenti sono chiari in materia. Per cui stiamo parlando del nulla».
Ma è un nulla che, fisicamente, sarebbe possibile affrontare? «Certo, sì, fisicamente sarebbe possibile. Pensi che noi ci alleniamo già tutti assieme e che, fuori dai circuiti di coppa del mondo, ci sono delle gare a categoria unica».
Quella in cui se la vide con il grande Giovanni Pellielo?
«Sì, a Barcellona, prima dei Giochi. Arrivammo in finale, ero seconda dietro di lui. Alla fine chiusi quarta. D'altra parte, tanti anni fa, le gare erano tutte così, a categoria unica. Alle olimpiadi di Barcellona, nel '92, nello skeet vinse una cinese. Cambiarono il regolamento dopo quella competizione e ci tolsero due serie di tiri da 25 per non fare paragoni sui punteggi».
Lo fecero apposta?
«Credo proprio di sì. Ecco, più che le gare uniche vorrei che ci restituissero quelle due serie. Sarebbe più difficile, ma fisicamente fattibile. Quest'anno, visti risultati e punteggi ottenuti, me la sarei potuta vedere con gli uomini».
Si sente un simbolo per le donne e le ragazze?
«Nel far avvicinare i giovani a questo sport sì, ma nella vita di tutti i giorni non saprei. Sono però felicissima perché per strada tante persone, anche donne, mi fermano e mi fanno i complimenti. Mi ringraziano per le emozioni che ho saputo regalar loro. Per cui se sono riuscita a dare delle emozioni, forse potrei anche essere d'esempio…».
La medaglia, il record, ma su tutto ha emozionato la dedica alla gente d'Emilia, agli sfollati, ai terremotati come la sua famiglia.
«L'attenzione su certe tragedie dopo un po' s'allenta. Credo, con la dedica fatta a Londra, di essere riuscita a riportare sotto i riflettori il terremoto e i danni e le sofferenze della mia gente. E mi sento in dovere, anche con questa intervista, di mantenere sempre alta l'attenzione. Perché lì i problemi restano. Tempo fa con i sindaco di Crevalcore siamo andati a visitare il centro del paese. E tanto era stato fatto e molto c'era ancora da fare. Mi aveva promesso che per Natale altri lavori sarebbero stati terminati. E così è stato».
Vezzali, Di Francisca, Errani, Rossi, a livello sportivo il 2012 è stato donna. E più donne in politica a governare questo Paese?
«Mi auguro che le donne arrivino anche nei posti di comando.

Molte cose potrebbero andare sicuramente meglio».
Atleta simbolo del 2012, donna simbolo. Auguri a chi?
«Auguri a quest'Italia che non sta certo attraversando un gran periodo, ma che è forte, si sa, e ce la farà a riprendersi».

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