Wolfgang potrebbe diventarne il capo operativo. Si dice, si vocifera. Capo qui, in Italia, Bologna e dintorni. Rupert invece è già il capo. Di tutto. Oltre confine si chiama Ceo, dalle nostre parti si dice amministratore delegato. Per i nostri colori meno male che c'è Luca, De Meo il cognome, italiano doc, manager ex gruppo Fiat, ora alla guida del marketing Volkswagen che possiede Audi che possiede Ducati. Luca potrebbe entrare nel board della Rossa. Il futuro della DucAudi quarta in qualifica al Mugello con Hayden e per la verità terza con Barbera su rossa figlia di un dio minore dei motori cioè versione clienti e purtroppo addirittura decima con Rossi (1'' dietro Barbera), il futuro potrebbe dipendere da Wolfgang, cognome Durheimer, manager ex Porsche. E certamente dipenderà dal super capo di tutto Rupert che di cognome fa Stadler. Quanto al futuro dell'italianità del marchio, in attesa che il Vale torni a fare il Vale, dipende anche da un altro manager, appunto De Meo. Certo, resta e resterà il management italiano (anche tecnico), al momento guidato dal presidente e ad dei molti successi Ducati, Gabriele Del Torchio, che in questi giorni sta facendo gli onori di casa fra Bologna e il Mugello.
Intanto è tutto così strano in pista. Poco pubblico, Rossi sempre sotto tono, la DucAudi che con i Wolfgang e i Rupert ti pulsa dentro un po' diversa rendendo lo stesso Mugello un po' diverso. E non aiuta il morale, benché sia stato uno dei momenti più toccanti, non aiuta a calmierare l'atmosfera nostalgica la consegna a Paolo e Rossella Simoncelli, da parte della Honda, della moto del Sic, di loro figlio. Verrà messa nel museo della fondazione e un'altra moto andrà all'asta su ebay per raccogliere fondi.
Diamine come manca il Sic. E come sarebbe stato fondamentale, di questi tempi, vederlo ricciolutamente gironzolare per il paddock e sfrecciare in pista. Sarebbe stato un modo per ribadire il sorriso con cui gli italiani affrontano i momenti bui. Wolfgang e Rupert avrebbero capito. Ma il Sic non c'è. E non ci sono risultati e impennate d'orgoglio che possano cambiare, almeno in qualifica, questa sensazione mesta. Vale non vola, dietro a Pedrosa e Lorenzo volano altri, le Ducati sbagliate e questo non fa che alimentare i dubbi sul nostro campione. E i dubbi dei tifosi si sovrappongono ai suoi di se medesimo che l'altro giorno aveva detto «mi sembra di parlare da Ducatista» nel senso che pareva aprire a un rinnovo dopo i colloqui con Rupert in quel di Germania. Solo che venerdì è parso meno convinto. E ieri a maggior ragione, «idee per migliorare in gara? Non ne ho...» ha detto. Forse per questo si rafforzano le voci di una Yamaha che lo attende.
Comunque vada, il Vale ha di fronte due sfide enormi: resuscitare se stesso e la Ducati; o resuscitare se stesso non sbagliando però un solo colpo sulla Yamaha. Perché questo è certo: in caso di ritorno, ha un solo modo per cancellare questi due anni. Vincere tutto.
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