Due club così uguali così diversi

di Riccardo Signori

Q ualcuno dirà: la Juve è sempre la Juve. E qualche altro soggiungerà: e il Milan non è più il Milan. Andiamo per gradi: cosa significa la Juve è sempre la Juve? Forse riferimento ai presunti favori sul campo? L'idea che anche nei rapporti diplomatici sappia farsi valere? Di tutto un po'. Ma forse non è un caso se Agnelli sia uscito con il minimo dei danni dal caso ultrà, se la 'ndrangheta abbia sfiorato il mondo bianconero senza mandarlo nel trituratore mediatico. Non è un caso se i tormenti del giovane Paulo (Dybala) siano stati messi a fuoco senza concedere altro pissi-pissi ai rivoli gossipari. La Juve è sempre la Juve perché ha sostenuto l'allenatore in questo dosaggio del caso Dybala. La Juve è una società con dirigenti svezzati dalla stessa madre: che si tratti di Andrea Agnelli o di Pavel Nedved. Ovvero cresciuti nella stessa culla di potere e di... Dovere. Rivedere la squadra già pronta a riprendere posizione verso la testa della classifica fa intendere la potenza del gruppo e la forza del motore. Oggi fa contrasto perfino devastante pensare a due club così gloriosi e importanti per il nostro calcio, ma così diversamente abili nel gestire i momenti difficili. È scomparso il Milan di Berlusconi, ma qui fra poco rimpiangeremo il Milan di Giussy Farina, peraltro cento volte più credibile come intenditore calcistico rispetto agli odierni dirigenti. Il Milan che cancella la festa di Natale non regala un segno di forza e decisione, soltanto il segnale di una resa alle proprie incapacità. La Juve risolve a toni bassi il caso Dybala. Il Milan strepita sul caso Donnarumma, sfuggito di mano a tutti gli interessati. È incredibile pensare che tra i due club esiste qualcosa in comune: Fassone è stato dirigente bianconero e oggi è il punto di riferimento milanista. Max Allegri è stato cacciato dai rossoneri e oggi è il più vincente allenatore italiano in patria. Chi ha scelto meglio? Non è difficile pensare che se Fassone, a Torino, avesse sbagliato tanto quanto ha sbagliato a Milano non avrebbe avuto vita lunga. Oggi il Milan è un gruppo non ben identificato, non può valersi di una squadra che regali credibilità, non ha un allenatore forte ed esperto come quello in bianconero.

La Juve è un gruppo, talvolta un muro: uscita dalle tempeste. Il Milan rischia di affogare: problemi con l'Uefa, un padrone vagamente fantasma, il caso Donnarumma. Sintesi: la Juve è ancora da scudetto, il Milan quasi da retrocessione.

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