A due passi dalla storia con la voglia di Lautaro e la spinta record di San Siro

Pavard ko, Inzaghi sceglierà lo stesso 11 del Montjuic. Solo Herrera ha portato i nerazzurri due volte in finale

A due passi dalla storia con la voglia di Lautaro e la spinta record di San Siro
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Come una finale, e col pareggio di Barcellona l'Inter si è conquistata il diritto di giocarla in casa. Sulla carta, un enorme vantaggio. In palio stasera non c'è ancora la coppa, ma un biglietto per giocarsela per la seconda volta in 3 stagioni. Già quello sarebbe un traguardo, anche se poi la storia la scrive solo chi vince (verità già prima che lo ricordasse Conte). Il cammino fino a questo bivio con la gloria è stato lungo e duro e spesso in salita, dal pareggio in casa del City alla doppia estenuante sfida col Bayern Monaco, fino all'andata divertente e palpitante contro il Barça della scorsa settimana. Lo scudetto quasi perso è una conseguenza, non una scelta. «Non abbiamo anteposto nessuna competizione a un'altra», dice Inzaghi. «Non ho mai sentito dire al mister di non impegnarci in campionato perché dovevamo vincere la Champions», conferma Bastoni.

Record d'incasso per il calcio italiano: 75 mila spettatori, al lordo di 5 mila catalani, per una notte che vale un pezzo di storia, solo il Mago HH ha portato l'Inter per due volte in finale della coppa più importante. Molto potranno fare i tifosi, sciopero della curva revocato per l'occasione, ma la parte più difficile spetta ovviamente alla squadra. C'è Lautaro, torna la ThuLa. Manca Pavard, gioca di nuovo Bisseck. Un'assenza che pesa, in una sfida come questa: il francese è l'unico dell'Inter ad avere già vinto una Champions e nel torneo ha vinto 40 delle 50 partite giocate. Alla fine, sarà probabilmente la stessa Inter dell'andata, quella che ha dimostrato di potercela fare.

«Decideremo dopo l'ultima sgambata», spiega Inzaghi. In ogni caso: il Toro o niente o dall'inizio. «Penso che se uno non può cominciare, non possa aiutare nemmeno entrando a partita in corso», la spiegazione del tecnico. Flick sembra avere idee diverse sull'impiego di Lewandowski («dopo un infortunio preferisco che parta dalla panchina»), ma in realtà differenti sono soprattutto le alternative in mano ai due allenatori e a Inzaghi basta che Lautaro non sia zoppo per anteporlo a tutti gli altri.

C'è altro, oltre Lamine, «che ha una velocità di pensiero impressionante: sa già cosa fare prima di ricevere il pallone», chiosa Inzaghi. «Il Barcellona ha percentuali incredibili di possesso palla, dovremo cercare di tenerlo un po' anche noi, per impedire loro di giocare».

Resta da capire come Flick imposterà la sua partita. Non è vero che il Barça non sa difendersi. È vero invece che quasi mai lo fa per scelta, preferendo vincere segnando un gol in più dell'avversario. In semifinale di Coppa del Re, dopo il 4-4 in casa contro l'Atletico del Cholo Simeone, è andato a vincere 0-1 a Madrid, all'italiana. «Mi aspetto la stessa squadra aggressiva dell'andata», dice Inzaghi.

Vedremo, in ogni caso le contromosse sono pronte. E così anche i rigoristi, provati dopo l'allenamento del pomeriggio, per metà disputato sotto il temporale. Pioggia possibile anche stasera: per chi ci crede, buon segno pensando a Inter-Bayern.

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