Ci sono medaglie d'argento che valgono oro o comunque quanto la più preziosa delle vittorie perché si costruiscono fra mille dettagli e contro ogni scherzo del destino. C'era una volta la nuova coppia del Fondo azzurro, già bronzo iridato a Falun 2015. E c'è ancora: perché ieri Federico Pellegrino e Dietmar Noeckler hanno chiuso al secondo posto ai Mondiali di Lahti nella team Sprint che in agenda metteva la tecnica classica, quella a loro (e tradizionalmente all'Italia intera) meno congeniale. Dopo il l'ensemble Zorzi Pasini, oro iridato a Sapporo 2017, questa è ancora grande musica a sci sottili: Fede e Didi, alfa ed omega dell'arco alpino. Dall'ovest valdostano Pellegrino all'oriente altoatesino, Noeckler e già tanta parte di carriera sciata insieme fra fiato e sintonia. Il doppio azzurro si è lasciato alle spalle la Finlandia e la Norvegia non senza suspence ed ha ceduto solo ad una rimonta dell'armata russa dal sapore rocambolesco. Si, perché l'Italia di Didi e Pelle stava presidiando la zona medaglie fin dal primo giro. Tutto come da programma: all'ultimo giro Pellegrino era terzo alle spalle degli scandinavi di Norvegia e Finlandia. Poi il colpo di teatro: Norvegia cade, travolge Finlandia, Pellegrino incespica e la Russia di Ustiugov, al momento quarta, scatta e vince, inseguita dall'azzurro che chiude a 22. Un terzo posto migliorato o un primo posto sfumato? Lo sport dà e prende. Lo sa bene Pellegrino: «In una carriera fortuna e sfortuna si bilanciano sempre: oggi sono praticamente caduto, il russo era ormai in fuga, ma io mi sono rialzato e in fondo abbiamo avuto fortuna». Sì perché dopo l'oro individuale nella Sprint di tre giorni fa Pellegrino ad un altro sigillo credeva e non credeva. «Dopo l'oro ho passato quasi una notte insonne per emozioni e adrenalina. L'indomani le gambe non giravano, quasi come quando si arriva da un pesantissimo allenamento». E allora il miracolo, come conferma anche Noeckler: «Questa medaglia è soprattutto degli ski-men che stanno sempre in baracca e dei fisioterapisti che sono sempre pronti ad aiutarci. Ora mi proietto già alle Olimpiadi 2018. Voglio curare tutto». Gli fa eco Pellegrino: «L'alimentazione e il metodo di lavoro nella squadra.
Tutto è andato alla perfezione, solo così mi sono rigenerato e ho ricominciato a credere anche in un'altra possibilità di medaglia. La Sprint individuale la volevo, questa la sognavo». Ed ora c'è. E sono due i metalli pesanti e bellissimi con cui l'Italia del Fondo si prepara alla prossima settimana di gare. Alé.
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