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Fenomeno Szczesny Da vice scioglilingua a erede di Buffon

Fenomeno Szczesny  Da vice scioglilingua a erede di Buffon

Una foto della sua parata strepitosa e una frase didascalica: «Tre punti». Così il portiere impronunciabile, Wojciech Szczesny, ha festeggiato sui social la qualificazione della Juventus agli ottavi di Champions League. Fatti e poche parole, la ricetta del portiere polacco che ha definitivamente raccolto l'eredità di Gigi Buffon, non uno qualunque. Dopo lo choc del Bernabeu, l'espulsione del capitano, Szczesny entrò ma non fece il miracolo sul rigore di Cristiano Ronaldo. Forse non è un caso che ha debuttato in questa Champions parando proprio un rigore nel finale di Valencia mentre martedì sera è stato superlativo sul colpo di testa di Diakhaby. «Una parata alla Buffon», è stata definita. Dal peso specifico incalcolabile per tempi e modi: pochi secondi prima dell'intervallo con il risultato in parità. E prima della sosta delle nazionali, aveva anche parato il rigore a Higuain in Milan-Juventus. Una risposta alle critiche per il gol subito pochi giorni prima contro il Manchester United e al tormentone sulle uscite alte, considerato il suo punto debole. La conferma che la Signora ci aveva visto nella scelta del dopo Buffon. Una pressione che avrebbe schiacciato chiunque, ma sembra non aver scalfito il numero uno polacco. Sempre in perenne confronto con Super Gigi. La sua umiltà sta facendo la differenza nell'affrontare la sfida più importante dopo aver accettato di fare il secondo per un anno. Lui che sarebbe stato titolare in qualsiasi altra squadra.

Qualche settimana fa alla Bbc aveva raccontato: «Più facile per me essere l'erede di Buffon perché non sono italiano. E da Gigi ho imparato a essere il numero uno, stare un anno al suo fianco è stata l'occasione migliore della mia vita. Non approccio le partite pensando che non posso sbagliare perché tutti sentiranno la sua mancanza». Il rigore parato al Pipita? Grazie ai consigli di Cristiano Ronaldo. Il concetto di squadra anteposto sempre all'interesse personale. Un filo di umiltà e il lavoro da cui ricominciare sempre. È la Juve di CR7, di Mandzukic, di Dybala e Bonucci e Chiellini e di tutti gli altri.

Ma un titolo se lo merita anche Szczesny.

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