nostro inviato a Silverstone
Prendete un ministero. A caso. Immaginate di concentrare tutti i suoi dipendenti, dagli alti dirigenti all'ultimo dei fattorini, sul muretto di un Gran premio e nel box che gli sta di fronte. Ecco la Ferrari di ieri. Forse di domani. Probabilmente degli ultimi anni. Una Ferrari dove ogni decisione non viene più presa dal dittatore Jean Todt e dal dittatore Ross Brawn. Ma dal ministero per le Complicazioni: quello dove ogni decisione dal vertice, perché diventi operativa, deve passare da uno che pensa a quello che dice a quello che valuta a quello che verifica a quello che riferisce. La figuraccia worldwide della Ferrari, qui a Silvertone, è anche e soprattutto la figuraccia del ministero Ferrari. Perché decidere prende tempo, troppo tempo. Perché quando sul muretto del Cavallino si è finalmente convinti che «sì, bene, ottimo, è la scelta giusta, procediamo...», succede che le condizioni che la rendevano ottima sono già cambiate. Anzi, sono l'esatto opposto.
Come ieri. Prima sessione di qualifica, pista che si asciuga e invece no, pista da gomme intermedie e però il secondo tentativo chissà mai non si possa fare con quelle da asciutto. In elegante estrema sintesi: un casino. Ben noto, però. Perché siamo a Silverstone, cuore uggioso d'Inghilterra, e non a Palma di Maiorca. Sole poche volte; pioggia spesso e all'improvviso. Fatto sta: pole di Rosberg, Vettel a seguire, Button terzo a onorare la sua Inghilterra, poi Hulkenberg, Magnussen, Hamilton e le Ferrari? Alonso 19° tempo e Raikkonen 20°.
È successo che il ministero per le Complicazioni Ferrari ha impiegato quel mezzo minuto in più a decidere, in Q1, di montare le gomme da asciutto. Dice infatti Alonso: «È vero che se la pioggia fosse arrivata due minuti prima adesso chiedereste agli altri, a quelli nei primi posti, come mai siete usciti con le gomme da asciutto mentre la pista era ancora bagnata? Ma è vero anche che proprio alcuni di quei team, due minuti prima che noi decidessimo per le gomme da asciutto, erano già in pista a girare e fare ottimi tempi». Invece, «noi fermi in garage». Così, a metà del loro tentativo con gomme asciutte, Fernando e Kimi hanno trovato il diluvio. E il suicidio cronometrico è venuto da sé. Bocciati nel Q1. L'ultima volta risale al 2010, in Malesia, Alonso 19°, Massa 21°. Fuori in compagnia delle due Williams di Massa e Bottas. Per la verità anche di Vettel, nel senso che non si è migliorato, ma aveva già fatto un buon tempo con le intermedie ed è passato.
«Quando tutti accedono al Q2 e due Ferrari e due Williams non ce la fanno rincara la dose lo spagnolo -, significa una sola cosa: che i piloti si trovavano nel momento sbagliato con le gomme sbagliate». Ancora: «È qualcosa che dobbiamo risolvere. È vero che è successo altre volte di giocare su questo, ma è anche vero che la fortuna ci aveva aiutato. I grandi team hanno procedure decisionali più lunghe rispetto ai piccoli. Ma noi dobbiamo velocizzare queste comunicazioni e anche ciò che facciamo».
L'altro ieri, il team principal Marco Mattiacci aveva detto che la Ferrari, in passato, ha prima inseguito la Red Bull e poi la Mercedes. Ora però le copia. I secondi che l'hanno tradita ieri sono stati spesi nell'aspettare di capire, dai tempi della McLaren di Button se la pista migliorava o no. E scendere in pista senza guardare e copiare? Anticipando. Tanto più che in ballo c'era un Q1, non la pole.
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