L'Apache non è arrivato a Torino con la fama del classico bravo ragazzo, il Re Leone sì: alla prova dei fatti, si sono dimostrati in realtà entrambi ottimi scolaretti. Carlitos Tevez non ha mai sgarrato e con Conte la scintilla è scattata immediatamente, fin dal primo colloquio ancora prima che la stagione iniziasse: la Juve cercava un attaccante affidabile e con dentro la fame giusta per trascinare il gruppo. Meglio dell'argentino, nessuno: cattivo nel senso buono del termine, in pratica zero appannamenti nel corso di tutta la stagione, bomber anche al di là delle aspettative visto che i 19 gol segnati finora in campionato gli permettono ancora di pensare al record individuale (23) risalente al 2010 quando vestiva la maglia del Manchester City. Ci ha aggiunto anche un gol nella Supercoppa italiana più uno Europa League - nell'andata della semifinale contro il Benfica - e a ben vedere la sola manchevolezza che gli si può addebitare riguarda proprio lo score nelle partite europee: siccome però si è sempre detto (giustamente) che di lui non contano tanto i numeri quanto l'apporto che dà alla squadra in ogni fase di gioco, ecco che allora non gli si può imputare la prematura uscita dalla Champions o l'eliminazione in semifinale dall'Europa League. Non va peraltro nemmeno dimenticato che il primo numero 10 bianconero dopo l'era Del Piero è costato 15 milioni (9 più 6 di bonus): con i tempi che corrono (e Matri spedito al Milan per 11 milioni sul finire di agosto), un affarone se ce n'è uno.
Dopo di che, il rapporto qualità (alta)-prezzo è stato ottimo anche per il suo partner d'attacco. Meglio ancora, anzi: perché il 'non solo bello' Llorente è costato zero euro e, dopo un inizio in cui si è temuto che davvero potesse rivelarsi solo un affascinante ragazzo imprestato al calcio di vertice, la sua pagnotta se l'è portata a casa eccome. «Quest'anno la palla, quando la buttiamo là davanti, non ci torna indietro subito», ha detto a un certo punto Conte. E visto che la Juve, almeno in Italia, la palla davanti non la butta ma la gioca sempre, l'apporto del navarro è stato fondamentale: ha faticato all'inizio, non ha battuto ciglio e poi si è preso la Juve segnando in tutti i modi. Il colpo di testa è la sua specialità, ma l'ha buttata dentro anche di tacco e ha segnato pure due gol al Real Madrid: 17 le reti totali (senza rigori), 5 volte ha sbloccato il risultato, in 6 occasioni è stato decisivo e in due ha piazzato pure una doppietta. Quanto a Tevez (un rigore all'attivo), 8 volte ha dato il via alle danze e altrettante ha messo la propria firma sull'esito finale del match: gol davvero pesanti, insomma. Con medie di tutto rispetto: una rete ogni 125' in campionato per il figlio di Fuerte Apache, una ogni 157' per lo spagnolo. Il quale ha cominciato di rincorsa, ma ha poi recuperato terreno strada facendo respingendo anche l'assalto di Osvaldo, arrivato a gennaio ma mai davvero nelle corde dello spartito bianconero.
Il paradosso, al termine di una stagione in cui i due hanno fatto faville, è che di qui a pochi giorni andranno in vacanza: salvo colpi di scena, niente Mondiali a differenza di molti loro compagni.
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