«Formula E per giovani: gp, reality e videogioco»

Alejandro Agag, genero dell'ex premier spagnolo Aznar, domani, sabato mattina, a Pechino, in qualità di patron di questa nuova serie, si chinerà idealmente sulle ginocchia, cercherà sulla parete, in basso, vicino allo zoccolino, la presa della corrente e ci infilerà dentro la spina. In quel momento s'accenderà la Formula E. Dove E sta per elettrica, ma dove la E viene subito prima della F, effe di futuro. Non è una baracconata, è il primo Gp di un mondiale che parte, è cosa seria, è un'accelerata forte e vigorosa che la F1, per ovvie ragioni, non può fare e preferisce i passetti, l'ibrido, le power unit, quelle cose lì. Ma visto che la formula E va di fretta, accelera anche su altre questioni: per esempio le donne nelle corse. Qui ce ne sono due, una tedesca e un'italiana, Michela Cerruti, romana, 27 anni, unica al mondo quest'anno ad aver vinto un Gran premio su monoposto: in AutoGp, a Imola, a fine giugno. È in squadra nel team Trulli. Perché, sì, in pista c'è anche lui, nella doppia veste di pilota e proprietario di una squadra.

«Per me è una grande occasione correre con Jarno» dice entusiasta Michela, «con lui accanto ho l'opportunità di imparare tantissimo. È un grande stimolo... e poi non si dice che il primo rivale per ogni pilota è proprio il compagno?». Ecco, Michela per rivale avrà anche il padrone del team, «ma in pista lo vedo sempre e solo come pilota» mente lei. Che però è sincera descrivendo le emozioni provate guidando queste macchine. «La prima volta è strano: perché sono monoposto con caratteristiche particolari. Per esempio il peso: tutto sbilanciato sul posteriore. E hanno molta aderenza in piena curva. Ma l'aspetto più spiazzante è il silenzio. Dicono che assomiglino alle astronavi di Guerre stellari, la verità è che io il motore proprio non lo sento, sento però il vento. E questo mette un po' in difficoltà perché solo avvertire il rumore dei giri del motore ti aiutava a capire se in quella curva stavi uscendo bene o male». Complicata anche la questione del pit stop visto che il pilota salta letteralmente su un'altra monoposto con la batteria carica e via per un'altra mezzora di gara a 230 all'ora, «bisogna fare attenzione a non toccare bottoni strani che poi si blocca tutto, però è divertentissimo, è uno show e poi c'è quell'altro pulsante...».

Già, show e pulsanti. Perché la Formula E corre veloce anche su altre questioni. Per esempio lo show. In questo, Alejandro Agag ha dimostrato subito di essere cresciuto nel motorsport a pane e Briatore. Per cui un occhio sempre ai conti e però molta attenzione alle preferenze del pubblico. Così, ma guarda un po', sulla griglia di partenza, c'è un team, quello monegasco, il cui patron si chiama Leonardo Di Caprio, proprio lui; e scorrendo i nomi dei piloti, oltre a molti ex della F1, ne spiccano tre che a chiunque ami le corse non possono che suscitare ricordi e rimpianti: in pista domani assisteremo a un dello fra Senna, Prost e Piquet. Vabbé, sono il nipote e due figli di questi grandi, però in qualche modo è bello lo stesso. Quanto al pulsante di cui parlava Michela, «vogliamo interattività col pubblico e offrire Gp a metà strada tra la corsa e il video gioco» ripete Agag, l'Ecclestone di questo nuovo mondo, «perché i giovani sono il futuro dell'auto e se vogliamo arrivare a loro questo è il linguaggio. Tanto più che fra qualche anno vorremmo fossero proprio loro, da neopatentati, i primi acquirenti di auto elettriche. È l'obiettivo nostro e della Fia e del presidente Todt».

Quanto al pulsante, Il gioco si chiama fan boost, si può votare, anche adesso, basta andare su fanboost.fiaformulae.com, et voilà.

Il pilota più segnalato, per abilità in gara, simpatia, per le cose che dice, proprio come in un talent, otterrà in premio 5 secondi di extra potenza da usare in gara. Pensateci: in F1, con tutti i suoi sorrisi, sarebbero sempre di Ricciardo.

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