La Formula muta e dei brutti musi piace alla Ferrari

Raikkonen soddisfatto del test con il turbo che non fa rumore: miglior tempo. Hamilton va a sbattere. La Red Bull si nasconde

La Formula muta e dei brutti musi piace alla Ferrari

Nostro inviato a Jerez de La Frontiera

Dovrebbe essere felice ma in fondo, «wait and see», è troppo presto per dire e fare e pensare qualcosa fa capire lui. Dovrebbe sorridere un pochino, Kimi Raikkonen, e invece niente nonostante ammetta «che le F1 turbo non sono così diverse da guidare e tutto sommato è soddisfatto» di questa Ferrari davanti a tutti (1.27.104, 32 giri, 140 km) nel primo test dell'anno Zero dei motori sovralimentati che non sono più motori ma power unit. Anno del rumore che non è più rumore. Anno dei musi delle monoposto che non sono più musi ma artigli e guglie che neppure Gaudì sulla Sagrada Famiglia avrebbe pensato. L'algido finnico avrebbe più di un motivo per gioire e invece «c'è ancora tanto lavoro da fare» sussurra e sorride, pensando che in fondo gli è pure andata bene quando la Rossa ha incontrato l'unico problema della giornata: ferma durante l'installation lap, cinque curve e un sensore impazzito e via radio gli hanno detto stop e parcheggia, «motivi precauzionali». E lui, buonino e bravino, ha ubbidito, trovando un taxi vero a bordo pista perché a Jerez va così. «Vista la complessità della giornata è andata bene, siamo soddisfatti» ripetono un po' tutti in Ferrari e soprattutto dicono le facce dei meccanici che fanno avanti e indietro tra motorhome e garage. Sollevati perché la macchina ha girato senza altri intoppi nonostante non avesse usato «i chilometri dei filmingday come altri». Quei chilometri (200 l'anno) previsti per girare spot ma in questa formula circo diventati foglia di fico per far girare le monoposto. Chiaro riferimento alla Mercedes di Hamilton, la W05, che per mezza giornata ha fatto la sbruffoncella (2° tempo, 1.27.820) andando a palla e si fa per dire visto che tutti pensavano solo a far andare d'accordo le sei componenti di quel che un tempo si chiamava motore e ora è consta di propulsore, turbina, ers, kers, batteria ed elettronica.

Per cui poca cura per la prestazione ma abbastanza per pigiare il tanto per stare, chi poteva, davanti all'altro e intanto capire i nuovi motori. Come Lewis fin tanto che, verso mezzogiorno, 18 giri fatti, un'ottantina di chilometri percorsi, non gli ha detto ciao ciao l'ala anteriore ed è andato a sbattere facendo male alla macchina. Prove finite con successive dichiarazioni di giubilo per il buon debutto (botto a parte che però non è un dettaglio) figlio anche dei 40 km percorsi alla vigilia per fare spot (non è un dettaglio neppure questo). Così come non è un dettaglio che la McLaren sia rimasta chiusa nel box tutta la giornata per non meglio precisati problemi elettro-idraulici. Così come fa parecchio pensare che anche lei, la regina degli ultimi quattro anni, lei la Red Bull svelata ieri mattina presto, la Rb10 di Vettel e Ricciardo, sia stata tutto il giorno chiusa nelle segrete stanze salvo un paio di momenti. Il primo quando è stata mostrata al pubblico; il secondo a minuti 15 dal fine prove, con pista resa umida da qualche goccia di pioggia, quando Seb è uscito per fare tre giri più o meno tutti d'installazione e tornare a casa con pure un piccolo intoppo durante il primo. Punto. Per spiegare la giornata praticamente persa, «problemi di montaggio nella notte» dirà il campione.

Per cui sì, ecco spiegata la moderata soddisfazione ferrarista. Tanto più visti i precedenti degli anni scorsi nei primi giorni di test. Vedi nel 2013 Massa 5°, vedi Massa 9° nel 2012. Che sia un buon segno? C'è da augurarselo. Anche perché i segni regalati da questo primo giorno della nuova F1 inquietano. Come il rumore: col turbo non c'è quasi più, «sembra quello di un monomarca Porsche» osservava un tecnico, e nessuno usa più i tappi per le orecchie. O come, altro segno, gli strani musi delle monoposto.

«Possono essere causa di seri rischi qualora ci sia un tamponamento da dietro». Non l'ha detto un pincoapalla qualsiasi, ma tale Adrian Newey, il papà della Red Bull. E osservando la Caterham a muso di ruspa o la forchetta Lotus c'è ora chi teme di essere asfaltato e chi infilzato.

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