di Tony Damascelli
I l Napoli fa il suo, vince, e la Juventus passa dai sogni agli incubi. Tutto previsto e prevedibile, anche se la squadra di Sarri ha sofferto prima della liberazione (giocare in posticipo a volte è meglio, no?). E' football, mica scienza. C'è da chiedersi, però, perché mai la folla bianconera si faccia prendere dalla depressione per i 2 punti di vantaggio, mentre si era esaltata una settimana fa, al sorpasso di 1 punto, in attesa dell'Atalanta. Il gol di Albiol, ex Real Madrid, sembra un avvertimento per gli juventini.
Calma, la porta dello scudetto è socchiusa, basta poco per spalancarla. Dipende dagli attori più che da chi li gestisce. Gli allenatori vendono bene il loro mestiere e la stampa è pronta a concedere loro titoli, gloria e celebrazioni. Poi scopri che, al di là delle chiacchiere su tattica e lavoro, servono i campioni. Mauro Icardi, ad esempio, ne fa quattro e improvvisamente l'Inter si riscopre tale. André Silva si manifesta ancora decisivo e anche Gattuso trova la pace dei sensi e della classifica. Invece Allegri viene tradito, si fa per dire, da Higuain e Dybala e allora non gli riesce il solito miracolo e lui che fa? Decide di abbandonare anzitempo la partita, con il consueto gesto screanzato e inopportuno per un allenatore da Juventus. Ma tant'è, hanno in mano squadre illustri e giocano con le parole da repertorio; per fortuna, poi, gli artisti sistemano in campo risultati e partite destinate, spesso, alla monotonia del kamasutra tattico.
La noiosissima Juventus di Ferrara, il caparbio Napoli del San Paolo, la brillante Inter di Genova, il generoso Milan di San Siro, la saggia Roma di Crotone, la smarrita Lazio all'Olimpico, questo ha passato l'ultimo convento, senza trascurare, tuttavia, il fantozziano Torino di Urbano Cairo il quale, nel calcio, a differenza delle sue aziende, non ne azzecca una che sia una, si distrae nelle beghe di palazzo, cambia allenatori, il prodotto resta mediocre e il popolo granata ha superato, giustamente, la sopportazione.La sosta, per le amichevoli delle nazionali, concede tempo e alibi ad allenatori e presidenti, il calendario, alla ripresa, annuncia giorni di passione e di resurrezione. In tutti i sensi.
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