Simone Inzaghi sa perfettamente che quella di domani sera a Oporto è partita che lui e l'Inter non possono sbagliare. Eppure il Porto non è avversario semplice, visto che l'anno scorso ha eliminato il Milan e quello prima la Juventus, sempre dalla Champions. Il risultato dell'andata è buono, ma non perfetto. Nell'infuocato stadio Dragao, che si racconta in pessime condizioni persino per chi è abituato all'infimo prato di San Siro, Inzaghi cerca consolazione all'ultima sconfitta, quella che a Spezia ha portato l'Inter, ma lui di più, sull'orlo del precipizio. Un'eliminazione, sarebbe fatale, se non per l'immediato (per quello bisognerà in ogni caso attendere la successiva sfida di campionato con la Juventus e magari anche la semifinale di Coppa Italia) certo per la prossima stagione.
Tutto o niente, quindi. Un po' come l'Inter in questa stagione ricca di alti e più ancora di bassi: in 36 partite complessive, Inzaghi ha pareggiato solo 3 volte e sempre in trasferta (a Barcellona, Monza e Genova). Poi solo vittorie e sconfitte, tante, troppe, già 10: 2 col Bayern in Champions League, poi le 8 del campionato, che riassumono la via crucis nerazzurra. Eppure è proprio dentro questa stagione in cui non ha mai corso per lo scudetto, e lì sta la vera imperdonabile differenza con l'anno passato, che Inzaghi può cercare la forza per aggrapparsi all'Inter e non mollarla.
Perché, se possibile, a inizio ottobre il clima era persino più teso di oggi. In 8 partite di campionato, l'Inter aveva già perso 4 volte, l'ultima al sabato contro la Roma. E al martedì a San Siro arrivava il Barcellona, già all'epoca primo in classifica nella Liga. Inzaghi aveva anche ricevuto i 7 giorni a mezzo stampa e se avesse perso quella partita, come sembrava ampiamente possibile, difficilmente avrebbe avuto un futuro a Milano. Fu lì che all'improvviso il tecnico ritrovò la sua squadra, i suoi uomini. Decisivo il gol di Calhanoglu, ma molto bene tutta l'Inter, riaccesasi all'improvviso. Come il 4 gennaio, dopo la lunga sosta Mondiale, e il super Napoli sconfitto con merito e astuzia. O come a Riad, nel derby di Supercoppa stravinto e probabilmente illusorio, visto il momento di quel Milan. Ecco, a Oporto a Inzaghi serve un'Inter così, perfetta o quasi, brava a difendersi e ancora di più a segnare, perché poi è con i gol che si vincono le partite.
Lukaku (8 gol in 12 partite di Champions, la miglior media nella storia del club) ha ripreso possesso del ruolo di rigorista, ma andrà probabilmente in panchina. Skriniar parte con la squadra: per lui, Inzaghi decide domani.
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