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La forza di Laura e Larissa e quel salto che racconta le due facce dell'atletica

Strati, classe '90, lavora per potersi allenare. Iapichino, 2002, vale già un milione di euro

La forza di Laura e Larissa e quel salto che racconta le due facce dell'atletica

Si scontrano generazioni e sogni, prospettive e obiettivi. L'atletica italiana va in pedana agli Europei indoor di Torun - in programma in Polonia da oggi a domenica - con Larissa Iapichino e Laura Strati. I due volti del salto in lungo, le storie agli antipodi accomunate dall'azzurro. Da un lato il debutto assoluto in Nazionale della figlia d'arte (classe 2002) che ha già spostato l'asticella verso l'infinito, dall'altro l'esperienza di una veterana (classe 1990) che per coltivare le speranze olimpiche si è rimessa in gioco con un lavoro part-time. Domani si cimenteranno nel turno di qualificazione per l'accesso alla finale di sabato. Il direttore tecnico delle Nazionali, Antonio La Torre, ha caricato la spedizione guidata da Tamberi: «Sarà un banco di prova per tutti, il primo vero step verso i Giochi. Larissa sarà la cucciola tra le leonesse».

La figlia di Fiona May e Gianni Iapichino volerà sulle ali dell'entusiasmo dopo aver eguagliato, a 6.91, il primato italiano assoluto indoor di sua mamma, nonché nuovo record del mondo indoor under 20. La strada sembra spianata, alle Olimpiadi abbinerà gli studi per la maturità e c'è già chi stima il suo valore vicino al milione di euro con fior di sponsor a farle la corte. La sua immagine è curata dall'agenzia creata dal papà, ma in attesa di stupire ancora la diretta interessata tiene i piedi per terra: «In questi grandi eventi cercherò di rubare qualcosa dalle mie avversarie per crescere e maturare». Laura Strati invece ha lanciato la rincorsa verso Tokyo dal 2017, anno in cui ad Avila strappò il suo massimo a 6.72. Vorrebbe coronare una carriera che conta già sette titoli italiani, ma nei mesi scorsi il sogno ha rischiato di evaporare a causa della pandemia perché sono venuti meno gli sponsor e la borsa di studio della Fidal, lasciandola soltanto con il sostegno della squadra civile, l'Atletica Vicentina. «Mi sono dovuta trovare un lavoro - spiega - il mio curriculum è stato selezionato dalla storica ditta casearia Brazzale per il dipartimento export. Al mattino seguo l'espansione dell'azienda verso la Spagna, al pomeriggio mi alleno all'Acquacetosa di Roma con il velocista Marcell Jacobs e il coach Paolo Camossi». Strati ha due lauree, parla tre lingue e si è specializzata all'estero in Relazioni internazionali. Rispetto alle big non fa parte di un gruppo militare, da sempre lotta con gli infortuni alle caviglie e dietro c'è una mental coach a sostenerla come racconta senza nascondersi: «Fino a giugno continuerò a provarci con tutta me stessa. Come ho sempre fatto, tra tanti sacrifici dovuti alla necessità di dover conciliare studio e sport. Ora c'è anche il lavoro, la giornata comincia tra riunioni, ricerche di mercato e telefonate con i clienti spagnoli. Poi in pedana devo cercare di raggiungere il 6,82 o entrare tra le prime 32 del ranking per andare a Tokyo».

Il volo, con vista sul Giappone, continua.

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