Altro che birra, quelle sono lacrime. Lacrime vere di gioia, ma anche di dolore, per la perdita di un caro amico e per quel riscatto che va cercando dopo aver rischiato seriamente di vedere le gare solo sul divano di casa davanti alla tivù, perché ad un certo punto la sua vita agonistica sembrava proprio al capolinea; sembrava non esserci più spazio e posto nel mondo del ciclismo per uno come lui.
Enrico Gasparotto piange. E con la voce strozzata dall'emozione ricorda Antoine Demoitié, il corridore belga morto investito da una moto alla Gand-Wevelgem. «Non ho parole, tutti sanno per chi è questa vittoria - ha detto ai microfoni di RaiSport l'ex campione d'Italia - è incredibile: i miei compagni hanno fatto un lavoro stupendo. Noi della Wanty Gobert avevano una motivazione incredibile, ieri la moglie di Antoine è venuta in albergo a trovarci (ieri sera ha twittato «Congratulations! Antoine is proud of you all!», è orgoglioso di tutti voi, ndr), ed è stata un'emozione incredibile, una delle più forti che ho provato nella mia vita».
Corse di ore che si risolvono in un attimo: da una parte Enrico Gasparotto che parte con Bakelants sull'ultimo Cauberg andando a riprendere e saltare Wellens per poi tirare dritto; dall'altra il gruppo degli uomini veloci che tergiversa troppo temendo la volata di Michael Matthews e tarda a lanciarsi all'inseguimento. Questioni di secondi, per non dire attimi. Gasparotto ha fortuna, perché il danese Valgren si rifà sotto e collabora per alimentare l'azione, pur sapendo benissimo di essere battuto in volata. Enrico gestisce alla perfezione le forze residue, prima di dare sfogo ad una volata senza storia, che lo proietta nella storia: primo italiano a vincere due Amstel. L'aveva fatta sua nel 2012 vincendo in cima al Cauberg, si è ripetuto ieri al termine di una corsa che - come da previsione - è stata una vera e propria gara ad eliminazione.
«Non è stato facile lasciare la Astana e 12 anni di World Tour e approdare in una piccola squadra Professional racconta il vincitore -. Lo scorso anno ho dovuto imparare molto per adattarmi a questa nuova realtà. In squadra mi hanno affidato un ruolo importante, quello di aiutare i giovani a crescere. In questa Amstel ad un certo punto ho temuto di non farcela: troppo freddo, ma mi sono accorto di non essere il solo. Così sul Cauberg ho messo il 39 e sono salito a tutta, proprio come avevo fatto nel 2012».
Buona la prova degli italiani, che suggellano la giornata d'oro di Gasparotto piazzando quattro corridori nei
primi otto: terzo Sonny Colbrelli, settimo e ottavo Ulissi e Visconti. Brutta caduta invece per Felline (frattura della base del cranio), mentre si è ritirato Fabio Aru: per lui una giornata no. Ma il Tour è ancora lontano.
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