Poco più di dieci anni di differenza anagrafica. E undici trofei (a zero) per Allegri. Che con Gattuso ha camminato insieme fin da calciatore, ai tempi di Perugia. In serie B: l'attuale tecnico juventino aveva 28 anni e una carriera più che discreta, mentre Ringhio era agli inizi e giocava soprattutto nella Primavera. Si piacquero, per quel poco che rimasero insieme: «Allegri era il mio capitano ama ricordare Gattuso - Mi ha sempre rispettato come un giocatore vero». In alto i calici, allora. Anche se non sempre è filato tutto liscio: qualche momento di burrasca c'è stato e nessuno lo ha nascosto, salvo poi capire di avere esagerato. I due si ritroveranno poi al Milan, certo: Max da allenatore, Rino da giocatore. Momento di transizione, quello, per il Diavolo: scudetto il primo anno, ringiovanimento del gruppo a seguire. Con Gattuso non proprio da rottamare, ma quasi: nella seconda stagione con Allegri, l'allora centrocampista rossonero giocò appena sei partite in campionato trasferendosi poi al Sion, in Svizzera: «Quando l'allenatore ti fa capire che ti preferisce come dirigente, sai che c'è? Io me ne vado, senza rancore raccontò - La società voleva trattenermi: se però chi comanda lo spogliatoio la pensa diversamente, diventa difficile». Capitolo chiuso, allora. Ma, dopo le tensioni del momento, anche la successiva presa di coscienza del fatto che quella era la cosa giusta da fare: «Aveva ragione. Ci siamo chiariti, gli ho chiesto scusa e da qualche anno a questa parte c'è un grandissimo rapporto. Gli invidio la bravura. Quando studi la Juve non ci capisci nulla, lui cambia tanto perché ha grande conoscenza». «Gli dissi che avrebbe dovuto smettere di giocare ed entrare nello staff tecnico il ricordo di Allegri - invece volle continuare. D'altra parte è sempre difficile per un campione dire basta».
Oggi, appunto, saranno l'un contro l'altro. A Gedda, in uno stadio dove saranno presenti anche 15.000 donne - ammesse solo nella zona riservata alle famiglie e in una Nazione in cui il governo di Riad è fortemente sospettato di avere avuto un ruolo decisivo nell'assassinio del giornalista dissidente Khashoggi. Siccome però la Lega Calcio incasserà 7,5 milioni e le due finaliste se ne spartiranno più di 3, va bene tutto: Gattuso andrà a caccia del suo primo trofeo da tecnico, mentre Allegri è già in doppia cifra avendo vinto cinque scudetti (4 con la Juve, 1 con il Milan), 4 Coppe Italia (tutte in bianconero) e 2 Supercoppe (una per maglia). Tutti sanno che la Signora parte favorita, mezza Italia spera che i rossoneri le facciano lo scherzetto.
Il 9 maggio scorso, nella finale di Coppa Italia, il divario fu abissale (4-0, tutti i gol nella ripresa): oggi le premesse sono più o meno simili, visti i 22 punti di distanza in campionato dopo 19 partite e considerati i patemi e i problemi di mercato con cui il Milan si avvicina alla sfida. Da qualche parte e prima o poi, però, l'ormai ex ragazzo di Corigliano Calabro vuole cominciare a vincere: Allegri permettendo.
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