Tre punti, i primi, che contano. E 10 minuti, gli ultimi, da ricordare per la prossima volta. Il Milan batte il Brescia con un solo gol di scarto (Calhanoglu, in apertura di partita) e 80 minuti di possesso palla tanto ossessivo e inutile da sembrare goffo. Poi, complice magari anche il calo del Brescia, ma soprattutto la più banale delle mosse, una dopo l'altra sono arrivate le tanto attese occasioni da gol: Piatek (2 volte), Kessie, Borini, Paquetà (palo) con più precisione e/o fortuna avrebbero potuto dare un altro volto al tabellino.
Giampaolo parte con André Silva in campo e Piatek in panchina. Al 15' della ripresa, quando decide finalmente il cambio, San Siro sommerge di fischi il portoghese: qualcuno spieghi al tecnico che valevano anche per lui. Eppure, Silva (che ci avevano raccontato essere un pupillo di CR7: chissà mai perché) non gioca nel suo ruolo, sta larghissimo, defilato a sinistra, la stessa posizione in cui Giampaolo mette Piatek. Due pesci fuor d'acqua. Poi, finalmente, si fa male Castillejo (finalmente perché cambia lo spartito, non perché lo spagnolo si fa male) e dopo qualche minuto con Paquetà finto 9, l'allenatore decide che, avendolo, si può anche giocare col centravanti vero. Piatek sbaglia molto (clamoroso la sberla in bocca a Joronen da 5 metri), non ha fortuna (senza gol line tecnology, qualsiasi arbitro gli avrebbe dato gol per il destro dal dischetto), ma almeno tira, si muove, si vede. E con lui il resto dell'attacco. Il gol arriverà.
Niente albero di Natale, rispetto a Udine cambiano gli uomini e qualche posizione. Con Piatek sta inizialmente fuori anche Paquetà. Stavolta non c'è il trequartista, ma il falso centravanti (Castillejo appunto, che a Giampaolo deve piacere assai), con Suso e Silva larghi rispettivamente a destra e sinistra: 2 su 3 fuori ruolo anche stavolta, evidentemente quest'anno al Milan va di moda così.
Possesso palla esasperato, ma pochi tiri in porta e ancora meno occasioni. Alla prima , il gol del vantaggio: sbanda la difesa del Brescia, Suso solo pesca a sinistra Calhanoglu più solo ancora e il colpo di testa del turco, per quanto sporco finisce in porta.
La regia di Bennacer è scolastica, ma incoraggiante: recupera palloni e gioca bene in verticale. Peccato che i compagni lo cerchino meno del dovuto: Romagnoli e Musacchio si appoggiano più spesso su Kessie e Calhanoglu che non sul debuttante algerino; se Giampaolo deciderà di affidargli le chiavi del motore (e a chi sennò?) sarà bene che lo spieghi prima di tutto ai giocatori.
Per il momento vanno bene i 3 punti, indispensabili dopo la falsa partenza di Udine.
La sosta per le nazionali, non aiuterà il lavoro di Giampaolo (e quello di quasi tutti i suoi colleghi) ma almeno da martedì gli allenamenti saranno a ranghi definiti. E il Milan può solo crescere (a patto che si ricordi di come e quando stavolta ha prodotto il meglio di sé).
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