"È il Giro della maturità So come si fa a vincerlo..."

Domani in Olanda via alla corsa che ritrova un protagonista «Ho conquistato Tour e Vuelta, ma la maglia rosa ce l'ho nel cuore»

"È il Giro della maturità So come si fa a vincerlo..."

Si parte domani dall'Olanda e a Nibali scorre un brivido lungo la schiena. Un anno fa, il suo Tour finì in pratica qui, nella terra dei mulini. Lo perse alla seconda tappa: la Utrecht-Zeeland, tappa apparentemente semplice e priva di alcuna difficoltà altimetrica, ma a queste latitudini, dove le dighe domano il mare e il vento soffia violento, il siciliano compromise irrimediabilmente il tanto agognato bis giallo. Come andarono i fatti, gli appassionati di ciclismo se lo ricordano bene: un ventaglio e il gruppo si polverizza in tanti piccoli gruppettini. Lui, il detentore della Grande Boucle, resta dietro e per il campione d'Italia c'è solo l'amaro della sconfitta.

«Apeldoorn però è all'interno, meno esposta al mare ci fa subito notare Nibali, l'uomo da battere, il favorito numero uno in questo Giro edizione numero 99 -. Utrecht dista 66 chilometri, là eravamo invece proprio sul mare. Certo, lo sappiamo tutti che questi tre giorni d'inizio Giro non vanno assolutamente sottovalutati. Bisogna partire bene sin da domani con una bella crono e poi occhi ben aperti, perché basta una minima distrazione per mandare al vento, nel vero senso della parola, lavori di mesi».

Nibali, come va? C'è chi la vede grande favorito e chi teme che la sua preparazione non sia ancora ottimale.

«Se mi giudicano per come sono andato al Giro del Trentino, allora hanno ragione. Già alla Liegi, però, qualche giorno dopo, sono andato molto meglio. In Trentino ho pagato il lavoro in altura, qui vedrete che le cose andranno diversamente».

Sa che c'è anche chi sostiene che lei sia già con la testa rivolta alle Olimapidi di Rio?

«E si sbaglia, perché è vero che Rio è l'altro grande obiettivo di stagione, ma prima c'è il Giro, che torno a correre dopo tre anni».

Dal Teide, al Trentino, per poi passare da Liegi e la Toscana, dove ha pedalato per qualche giorno con i ragazzi della Mastromarco, la società giovanile in cui lei è cresciuto e di cui ora è anche patron.

«È stato un modo per ricaricare le pile, per rivedere amici che mi hanno accolto quando a soli 14 anni lasciai la Sicilia per fare il corridore. È stato bello riassaporare il calore di una comunità che io porto nel cuore e alla quale sono molto legato».

Felice di tornare al Giro?

«Assolutamente sì. Non ne ho mai fatto mistero: io il Giro ce l'ho davvero nel cuore. È la corsa del mio Paese, quella per la quale sognavo da ragazzino. Vorrei regalarmi e regalare grandi emozioni. Vorrei proprio fare un bel Giro per mille e più motivi. Il primo? Far parlare i giornali solo di cose belle».

Niente motorini

«Lo sa come la penso: chi sgarra deve essere radiato. Il corridore reo ma non solo lui, perché certe cose non si possono fare da soli».

Le piace il percorso?

«Moltissimo. Penso si adatti alle mie caratteristiche e ricorda anche molto quello che ho vinto nel 2013. Un inizio difficile ma non impossibile, con un finale davvero duro».

A contenderle la maglia rosa un signore di 36 anni, anche lui estremamente duro: Alejandro Valverde.

«È il numero uno del ciclismo mondiale, un cacciatore di classiche autentico che va fortissimo anche nei grandi giri, non per niente ha vinto una Vuelta ed è salito un anno fa sul podio del Tour. Sarà uno da tener d'occhio. Ma non sarà l'unico».

Ecco, bravo, ci faccia qualche altro nome

«Uno su tutti: Mikel Landa, il mio ex compagno di squadra che quest'anno viene con la maglia del Team Sky. Sarà un avversario temibilissimo. Un anno fa, come spalla di Fabio (Aru, ndr) seppe alla fine conquistare un magnifico terzo posto. Quest'anno ha tutto per vincere, però parafrasando Nereo Rocco, speremo de no».

E dopo Landa?

«Dumoulin e Majka, gli esperti Hesjedal e Uran, ma non sottovaluterei affatto nemmeno corridori come il colombiano Esteban Chavez, che è giovane e va molto forte».

Lei è tra i pochi che può vantare la tripla corona, al pari di corridori come Merckx, Anquetil, Hinault, Gimondi e Contador, tutti capaci di vincere almeno una volta in carriera tutti e tre i grandi giri: come pensa di poter vincere anche questo Giro?

«Bella domanda, se lo sapessi non glielo direi, ma non sapendolo posso solo dirle che lo scoprirò solo correndo giorno dopo giorno, cercando di cogliere il momento: sa che a me piace sorprendere sempre con qualche azione

imprevista e imprevedibile. Penso di avere l'età giusta (31, ndr) per mettere a frutto anche il mio buon bagaglio d'esperienza: in fondo, come ha già ricordato lei, li ho corsi e li ho anche vinti tutti. Quindi, so come si fa».

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