Innamorarsi di Napoli è facile. Lo sanno tutti. Calciatori e allenatori compresi. Spesso innamorati della città e anche del Napoli. Al punto da schierarsi apertamente, sbilanciandosi eccome. L'ultimo (di una lunga serie) è stato Carlo Ancelotti, il quale si è messo in gioco ormai più di un anno fa, senza fretta ma con tanta passione: non gli si chiedeva di vincere subito e lui non solo non ha messo pressione ad alcuno per accelerare i tempi, ma anzi ha supportato De Laurentiis in tutto e per tutto. «Si può vincere anche qui, con le idee giuste». Purché affiancate da mezzi adeguati, viene da aggiungere. Così, non più tardi di 36 ore fa il buon Carletto è sbottato contro le condizioni del San Paolo e dei suoi spogliatoi: gli avevano promesso sarebbe stato tutto pronto per mercoledì, invece come non detto. Risultato: il tecnico si è detto «indignato», prendendo le parti della società come farebbe un qualsiasi tifoso verace.
Il Napoli di qua, il resto del mondo (Comune, Regione, funzionari e quant'altri) di là. Con De Laurentiis che quasi si gode lo spettacolo: impossibile dare torto ad Ancelotti nelle vesti di capo popolo, così come era stato meraviglioso assistere alla luna di miele tra Higuain e la piazza prima, tra Sarri e la stessa poi. Amori folli e passionali, tramutatisi poi in freddezza e quasi astio. Perché il cliché è un po' sempre quello: ci si stima, ci si apprezza e ci si ama anche, salvo poi cominciare a intravedere qualche crepa nel rapporto. Fino a quando lo stesso si indebolisce, arrivando poi a non sopportarsi più.
Con Higuain e Sarri è andata così. Il primo (91 gol in 146 partite sotto il Vesuvio), aveva fatto innamorare di sé chiunque, De Laurentiis per primo. Poi, apriti cielo: qualche iniziale battuta poco felice del presidente, il silenzio stizzito dell'attaccante, le campagne acquisti da lui ritenute poco qualitative e, dulcis in fundo, qualche inevitabile contrasto su aumenti di stipendio. Poi, l'arrivo della Juve, la clausola pagata e Higuain diventato traditore. Sarri, poi: l'uomo anti sistema, il napoletano vero capace di opporsi con la forza delle idee (rieccole) ai soldi della Signora, i fatturati non paragonabili, le polemiche su anticipi e posticipi sempre tenendo altissimo il vessillo della napoletanità. Con De Laurentiis inizialmente al fianco del suo tecnico in tutto e per tutto, salvo poi cominciare a punzecchiarlo fino a irritarlo. Risultato: un reciproco sentimento di fastidio cresciuto settimana dopo settimana, fino a una separazione diventata poi inevitabile.
Adesso, il nuovo conducator è Carletto da Reggiolo, tre Champions e infiniti altri trofei portati a casa. Tutto liscio come l'olio? Pare di sì.
Anche se pochi giorni fa, dopo avere perso a Torino a causa del clamoroso autogol nel finale di Koulibaly, De Laurentiis ha buttato lì la sua prima frecciatina: «Se qualcuno non ha avuto una preparazione adeguata, forse deve lasciare il posto a chi l'ha invece fatta tutta». Se l'opera di demolizione nei confronti del difensore e del suo allenatore è cominciata, lo scopriremo solo vivendo.
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