«I big devono fare tutte le corse monumento. E Nibali può vincere tutto, è il mio favorito al Giro»

Pier Augusto Stagi

La tappa di oggi sarebbe stata adattissima alle sue doti di attaccante, capace di azioni fulminanti che non lasciavano scampo anche a corridori come Eddy Merckx. Roger De Vlaeminck è stato uno dei più grandi interpreti del ciclismo mondiale a cavallo tra gli Anni Settanta e Ottanta. Per il mondo del ciclismo è semplicemente monsieur Roubaix (161 vittorie, soprattutto 11 trionfi nelle 5 classiche monumento, en plein riuscito solo a Merckx e Van Looy, ndr), avendone vinte quattro. Ma dai traguardi della regina delle classiche, lo sollecitiamo a parlare della prima tappa italiana di questo Giro che ha lasciato l'Olanda. «Io su certi traguardi mi esaltavo ci racconta il belga che in carriera si è aggiudicato anche 22 tappe al Giro, conquistando tre maglie ciclamino della corsa a punti -. Quella di Praia a Mare è perfetta per chi vuol far saltare il banco. Per chi ha voglia di non portare in carrozza il gruppo. Kittel è forte, ma su quegli strappi non sarà facile per lui resistere, penso che in una tappa simile rischia seriamente di perdere la maglia».

Lei era anche veloce, sapeva fare anche le volate: le piace Kittel?

«Molto, ha un'esplosività eccezionale, ma sugli strappi tiene troppo poco. Uno come lui che non corre la Sanremo non mi piace neanche un po': sono corridori limitati».

Senta Roger, ma questo ciclismo le piace?

«Molto poco. Non c'è coraggio, c'è poca competizione e fantasia. I corridori più bravi corrono solo le corse che hanno nelle loro corde, mentre io credo che i big debbano correre almeno tutti e cinque i grandi monumenti. Prendete Nibali: è un grande. Può correre e vincere tutto, anche una Roubaix. Vincenzo insieme ad atleti come Cancellara o Sagan, ha talento da vendere, ed è quello che più mi piace perché ha estro, fantasia, coraggio. Lui è il mio favorito assoluto per il successo finale di questo Giro».

Ha dei rimpianti?

«No, ho ancora tante cose da fare. Mi spiace solo che un tempo facevo tante cose di più e oggi no. Più che rimpianti ho molti ricordi: belli. Come la Ferrari che mi regalò Giorgio Perfetti patron della Brooklin per la mia Sanremo (ne vinse tre, ndr).

La tenni solo un anno, poi fui costretto a rivenderla. Costava troppo mantenerla. Oggi di tanto in tanto penso a quando guidavo quella macchina pazzesca. Come si dice: i ricordi non costano nulla». Sicuramente meno di una Ferrari.

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