Inzaghi vuole già una notte al comando. Ecco la strada diversa per lo scudetto

L'idea: non si aspettano gli avversari, ma si comanda il gioco

Inzaghi vuole già una notte al comando. Ecco la strada diversa per lo scudetto

Anche stasera il calendario mette l'Inter davanti ad avversarie più o meno presunte nella corsa scudetto. Seconda giornata e prima trasferta del campionato (a Verona) per confermare il tanto di buono visto all'esordio contro il Genoa. Un unico obiettivo: vincere per poi vedere cosa riuscirà agli altri, tra domani e domenica.

Simone Inzaghi sceglie una vigilia di silenzio, contando di lasciare la parola al campo. L'Inter di Verona sarà sostanzialmente la stessa della scorsa settimana, con l'unico dubbio tra Sensi e lo scalpitante Martinez, che ha scontato la squalifica e smaltito il contemporaneo infortunio. Alla fine potrebbe essere lui ad affiancare Dzeko. Subito in panchina, pronto a entrare a partita in corsa, l'ultimo arrivato Correa («è un orgoglio essere qui, ho scelto l'Inter perché è un grande club e perché c'è Inzaghi»).

Marotta chiude la porta a nuovi acquisti, ampiamente soddisfatto per il bilancio dell'estate («abbiamo messo in sicurezza la società, come ci aveva chiesto la proprietà; e abbiamo sostituito come meglio non si poteva due ragazzi che l'anno scorso hanno fatto la differenza») eppure è meglio restare all'erta, perché qualcos'altro e sempre in attacco potrebbe succedere (Scamacca più di Belotti, a questo punto).

Lo spumeggiante esordio contro il Genoa sembra aver spazzato via ogni nuvola accumulatasi sul mondo Inter dal giorno successivo alla vittoria dello scudetto. Inzaghi jr piace. Non solo a Marotta che l'ha scelto, piace ai giocatori che ne apprezzano lo stile dialogante e l'idea di calcio, piace ai tifosi che faranno molto in fretta a dimenticare Conte, impostosi con i risultati, ma pur sempre dal dna juventino, faticosamente digerito nelle ultime due stagioni.

Certo, il lavoro di Conte resta e se ne gioverà anche Inzaghi. La disciplina in allenamento, il senso del lavoro, la dedizione totale imposta dal tecnico leccese sono un'eredità importante, che il nuovo arrivato dovrà gestire con intelligenza, sfruttandone vantaggi e importanza, senza logorare i giocatori. La partenza di Lukaku l'uomo su cui per 2 anni era basato il gioco di Conte obbliga l'Inter a cambiare spartito e contro il Genoa si è visto qual è l'intenzione di Inzaghi: giocare e comandare, non aspettare il gioco degli altri.

Dzeko non ha le caratteristiche né l'età di Lukaku. Andrà gestito, ma soprattutto sfruttato per quelle che sono le sue qualità migliori: curioso scoprire l'alchimia che si genererà tra lui e Martinez, incastro perfetto nel calcio di Lukaku. A Verona le prime risposte.

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