nostro inviato a Londra
Mauro Berruto, 43 anni, filosofo nel senso di laurea «però non sono un intellettuale» sottolinea mentre s'imbarca direzione Londra 2012. Guarda le sue molte giovani creature, o almeno tutte tranne i tre highlanders della nazionale di volley, Mastrangelo, Papi e Fei, e in fondo pensa che il mix sia giusto, che i giovani siano nelle buone mani di quei tre colossi. Quattordici mesi dopo l'incarico, dopo le critiche, ora sono soprattutto attese. Perché la vittoria contro il Brasile in autunno, la qualificazione battendo la Germania che non guasta mai, hanno caricato tutti.
Quarti a Pechino, secondi ad Atene. Il movimento del volley in difficoltà economica in Italia. Quanti extra valori per lei, per voi.
«Però è un movimento che qui sarà presente con gli uomini, con le donne e con le due squadre di beach volley. Siamo comunque la disciplina più numerosa. Il volley azzurro ha una storia vincente, però non ha mai ottenuto l'oro olimpico. Sia con la nazionale maschile che con quella femminile. E dunque questo è l'obiettivo: difficilissimo, ambizioso».
Si dice che ci siano troppi giovani, troppi debuttanti olimpici nella sua selezione.
«Questa è una squadra con un mix pensato. L'alleno da due stagioni, è partita molto orientata al futuro, però in tre tappe ho inserito prima Mastrangelo, poi Fei, infine, ora, Papi. È il mix che volevo: avere atleti con due anime, quelli con grande esperienza e conoscenza di ciò che sarà questo evento, e quelli con un po' di incoscienza perché serve anche quella».
Stile Prandelli?
«E per me è un complimento. Stimo molto Cesare, ha fatto un grandissimo lavoro. Diciamo che quest'Italia si vuole riconoscere in uno stile, in una filosofia. E mi fa molto piacere accorgermi che ci sono diversi allenatori, penso a Prandelli, a Campagna nella pallanuoto, a Pianigiani nel basket, e mi ci metto anche io, che nello stesso momento stanno portando avanti progetti che hanno molto in comune».
E la sfida il 29, pronti e via, con il passato azzurro, con la Polonia di Anastasi?
«È affascinante per mille ragioni a cominciare dal tecnico. E poi perché la Polonia è in gran forma. Però non dobbiamo fare l'errore di dare troppo peso alla prima sfida.
Però partire bene
«La prima sarà importante per iniziare in un certo modo. Però, qualsiasi risultato verrà, non dovrà condizionare il resto dei Giochi».
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