Fine della corsa. I Mondiali di basket dell'Italia sono finiti ieri, anche se domani gli azzurri dovranno scendere in campo contro Portorico. Perdendo infatti contro la Spagna (67-60), gli uomini di Sacchetti non hanno più la possibilità di conquistare uno dei due posti del girone J che ammetteranno ai quarti.
Si torna quindi a casa con l'obiettivo minimo, ovvero la qualificazione al preolimpico della prossima estate: le speranze a un certo punto erano diventate maggiori, anche se il realismo dei propri limiti deve essere tenuto sempre presente. Non è un caso se tornavamo a disputare una rassegna iridata dopo tredici anni, né può essere dimenticato che manchiamo ai Giochi dal 2006: questi siamo, insomma. Con un fuoriclasse assoluto (Gallinari), un ottimo specialista anche ai piani altissimi (Belinelli), due giocatori di Eurolega (Datome e Hackett) e poco altro: vero che alla spedizione cinese non ha potuto partecipare Melli (il prossimo anno in Nba, a New Orleans) perché infortunato, vero anche che un po' tutte le nazionali hanno dovuto fare i conti con qualche defezione. C'è di più e c'è di peggio, anche: ovvero le carte d'identità di una generazione che si sta avvicinando allo striscione dell'ultimo chilometro senza che alle sue spalle ci siano giovani da farci immaginare un futuro migliore.
Il match di ieri, contro una Spagna certamente non all'altezza delle sue migliori versioni, non è stato tecnicamente granché, tutt'altro. Reso per di più ancor meno godibile da un arbitraggio scadente. Tanto agonismo e tante botte, questo sì. L'Italia partiva meglio, ma gli spagnoli rientravano nonostante la pessima giornata di Rubio e un Marc Gasol che, fresco dell'anello Nba con Toronto, si faceva imbrigliare da Paul Biligha. Eroico, quest'ultimo. Praticamente mai utilizzato da Venezia in campionato, sentinella del canestro in azzurro nonostante i due metri appena abbondanti: a fine gara, dopo oltre 28' sul parquet, sarà l'unico azzurro (oltre a Della Valle, ma in campo poco più di 5') a poter vantare un plus/minus positivo (+5).
Datome e compagni approcciavano la volata con il naso avanti: una tripla di Gallinari (15 punti) ci dava il +4 a poco più di 3' dalla fine, ma a quel punto la magia finiva.
Attacchi confusi (Belinelli 3/16 dal campo), luce spenta perché nel frattempo anche il buon Hackett aveva la vista annebbiata dalla fatica: decideva proprio Gasol con l'unico canestro della sua partita. Spagna avanti, Italia con gli occhi bassi.
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