Gli applausi del pubblico fiorentino dopo il suo bel gol di sinistro alla Bulgaria gli avranno fatto piacere. Sì, perché undici mesi fa i tifosi viola riservarono a Federico Chiesa un addio al veleno quando decise di trasferirsi alla Juve. Difficile che gli ultras gigliati possano mai perdonarlo, ma oggi il ragazzo di Genova che a ottobre compirà 24 anni è un calciatore sempre più maturo. Uno degli eroi di Wembley ha dimostrato contro la Bulgaria di avere ancora addosso il sacro fuoco: vederlo ancora a segno in azzurro dopo quelle reti pesanti ad Austria e Spagna non può che confortare Mancini. E stavolta il gol con la maglia della Nazionale è arrivato sotto gli occhi di papà Enrico, che come lui anni prima - e non con la stessa fortuna - ha vissuto l'esperienza di un Europeo. «Una bella serata per me, ma io voglio vincere e purtroppo ci è mancata un po' di brillantezza. Ora dobbiamo andare a giocare lo scontro diretto contro la Svizzera e dimostrare il nostro gioco come abbiamo fatto a Firenze», così lo juventino.
Nella notte agrodolce di Firenze resta l'immagine del suo tiro preciso, che ha ricordato quello di un certo Roby Baggio al Mondiale 1994, l'ultimo giocatore della Juventus ad aver segnato da fuori area ai bulgari. E che, ironia della sorte, ha vissuto lo stesso percorso del Divin Codino: prima Firenze, poi Torino con il consueto strascico di polemiche. Chiesa è ormai un giocatore indispensabile per Allegri, chiamato a ricostruire l'attacco bianconero dopo l'addio di Cristiano Ronaldo, e per l'Italia di Mancini.
Il suo gol a Georgiev aveva illuso i 14mila dello stadio Franchi e i 7 milioni di tifosi davanti alla tv. Ha tentato anche il bis, si è sbattuto fino all'ultimo secondo di gara. Ma il muro bulgaro ha retto, anche perché la prima Italia del ciclo di settembre si è mostrata poco brillante. Federico era tra i più delusi dopo il pari con la Bulgaria, anche se ieri a Coverciano si respirava un'atmosfera più serena: foto di gruppo con la Coppa tra i sorrisi e la presenza speciale di Leonardo Spinazzola, lo sfortunato esterno sinistro azzurro infortunatosi all'Europeo che ha riabbracciato i compagni di Nazionale. Ora Mancini studia le possibili contromosse per la gara di Basilea, da vincere per ripartire e comunque da non perdere: non si aspetta dal gruppo contraccolpi psicologici, vista la continuità di prestazioni e risultati dal 2018 a oggi, ma terrà in considerazione il fattore fisico per cui qualche cambio (magari già programmato prima della Bulgaria, vedi le esclusioni di Di Lorenzo e Chiellini) sarà inevitabile.
Ma il turnover non riguarderà Chiesa, che visto il mal d'attacco rischia di diventare un serio candidato a rivestire i
panni di falso nove, uno dei pallini tattici di Mancini. In attesa della crescita dei giovani Kean e Raspadori, che nei prossimi mesi troveranno sempre più spazio. Difficile però togliere la maglia da titolare a Federico...
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