Italia periferia d'Europa mentre le big si riposano IBRAHIMOVIC«Pallone d'oro? Non mi serve, sono il più bravo...»

Italia periferia d'Europa mentre le big si riposano IBRAHIMOVIC«Pallone d'oro? Non mi serve, sono il più bravo...»

Vi sarà capitato di sentire il solito docente il quale, quando ti azzardi a parlare di Rivera, Sivori, Pelè, Riva, Boninsegna, replica con un ghigno e commenta: «ma quello era un altro calcio!». Vorrei sapere dagli stessi sghignazzanti di che calcio si tratti quando osserviamo le prestazioni e i risultati delle nostre tre squadre impegnate in Champions league, trascurando le altre occupate nel torneo dell'Europa league. Cè un pezzo d'Europa, rappresentato da Paris Saint Germain, Manchester United e City, Bayern di Monaco (arrivato alla 10ª vittoria consecutiva in Europa), Barcellona, Real e Atletico Madrid che stanno già pensando alla prossima primavera e, dunque, al turno successivo di Champions. Poi c'è il resto della comitiva, composto dalle nostre tre supermodelle, Juventus, Napoli e Milan, in ordine di censo dell'ultima classifica di serie A, che hanno in mano la pistola della roulette russa, l'ultimo bossolo potrebbe ucciderle, contro Galatasaray, Arsenal e Ajax ci sarà poco da scherzare, chi perde è perduto, con una montagna di denari gettati al vento.
E' un altro calcio anche questo, allora? E un calcio da mercato ambulante rispetto al football da boutique? Massì, dobbiamo ammetterlo, siamo in recessione, tecnica. E non soltanto per una questione di milioni che non possono più essere spesi. Semmai di bilanci che sono saltati in aria non certo per colpa di Barcellona o Manchester. Il nuovo padrone dell'Inter ha detto che la priorità sua è quella di riequilibrare i conti e che i tifosi debbono avere pazienza. Forse Moratti ha speso poco in questi anni? Forse il Milan non ha sperperato denaro? Forse la Juventus ha fatto spese sciagurate con un francese presidente e ora ne paga le conseguenze? I soldi ci sono e vanno utilizzati con il cervello, ricorrendo il minimo indispensabile ai procuratori che, in senso etimologico, si curano di sé e di altri ma non del football. Il calcio italiano, di colpo, si ritrova povero di talenti e appena spuntano Insigne o Verratti crediamo di avere tra le mani dei fenomeni. Su Balotelli mi avvalgo della facoltà di non esprimermi, è sufficiente quello che riesce a offrire da solo.
Varcato il confine, dunque, scopriamo che l'altro calcio è più robusto anche se posso preannunciare che tra qualche mese potrebbe scoppiare la bolla del Qatar. Non soltanto quella della coppa del mondo voluta da Blatter su spinta dei governi di Francia e di Germania, secondo la tesi del presidente della Fifa, ma alludo agli emiri che hanno in mano il Paris Saint Germain e altri club d'oro. L'Uefa sta tirando due conti, sta controllando la veridicità delle cifre di sponsorizzazione, dunque il luna park, con il turbante o senza, sta per spegnere alcune luci. Questo non ci deve sollevare dalla consapevolezza che il calcio dei club (e quello della nazionale di conseguenza) è in affanno, laddove un pareggio viene accolto con entusiasmo e una vittoria come un trionfo epocale. Juventus, Napoli e Milan vivono vite diverse in campionato ma in Europa sono sulla stessa scala traballante. C'è quasi un senso di rassegnazione, mentre alcuni dirigenti, i migliori, stanno per abbandonare la scena. Il futuro non può essere rappresentato da un bostoniano o da un indonesiano (benvenuti al sud Europa) ma una riforma vera del nostro calcio, che passi dai settori giovanili e cerchi di ridimensionare i costi volgari riservati agli agenti i quali, si badi bene, sono i soli a non accusare la crisi.

Tutti i calciatori ambiscono al Pallone d'Oro, ad eccezione di Zlatan Ibrahimovic: «Io non ne ho bisogno, so già di essere il migliore. Questa cosa interessa ad altri giocatori».

Con l'avvicinarsi della fine delle votazioni, spostata quest'anno dal 16 al 29 novembre, i principali candidati sono continuamente sollecitati sull'argomento, ma lo svedese del Psg chiude subito la discussione, affermando di «non pensare mai a questa cosa, che non ritengo importante». Ibrahimovic non ha mai vinto il riconoscimento, che quest'anno, dopo il poker di Leo Messi, sembra destinato a Cristiano Ronaldo o a Franck Ribery.

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