Non serviva un veggente per capire che a Torino, Nicolò Barella s'era fatto male davvero. L'aveva detto lui stesso e gli esami strumentali l'hanno confermato: distorsione al ginocchio destro e frammento cartilagineo nella rotula, che sarà rimosso in artroscopia (domani o mercoledì). Poteva andare peggio. Ma per Conte è un guaio grosso anche così: se non ci saranno complicazioni, Barella tornerà in squadra a gennaio. Cioè: rientra (forse) Gagliardini, esce Barella. Il saldo è ancora una volta negativo. Anche perché del rientro di Sensi non si hanno notizie.
La corsa a ostacoli continua e allora si alza ancora una volta il dubbio: ma non si poteva tenere Nainggolan? Bella domanda, ma guai a farla a Conte, che le risposte le ha date in estate. Chissà invece se in questi giorni Marotta ha chiesto o chiederà ancora al suo allenatore: e se ci tenessimo Gabigol? La risposta sarebbe ugualmente negativa, eppure, è forte il sospetto che quel ragazzo calato da Marte a 20 anni, nell'Inter più disastrata dell'ultimo decennio (4 allenatori in 9 mesi), in nerazzurro non abbia dato e detto tutto di se stesso. «Penso che Gabigol sia un ottimo attaccante: chi segna così tanto in Brasile, può farlo anche in Italia», spiega Aldo Serena, che di gol e di Inter se ne intende. «Però penso anche che Gabigol non sia l'attaccante giusto per il calcio di Conte, perché non lo vedo adatto a fare la guerra per la squadra e al sacrificio in fase di non possesso palla».
E infatti Gabigol (9 reti in 12 partite della Champions sudamericana, 22 in 26 partite del campionato nazionale), pagato una trentina di milioni nell'estate 2016, sarà presumibilmente venduto al Flamengo per 20 e ci sarà chi griderà all'affare. Invece quei soldi serviranno a malapena a pagare lo stipendio di Giroud per 18 mesi (chiede 8 milioni netti a stagione), nell'attesa - chissà - che il brasiliano sbarchi un'altra volta in Europa, stavolta da un'altra parte (e ovviamente a un altro prezzo).
Di rimpianti del resto è ricca la storia del calcio (Roberto Carlos dice qualcosa?) e la stessa Juventus che raramente sbaglia, qualche colpo a vuoto l'ha battuto: si ricorda sempre Thierry Henry (mezza stagione da esterno, senza capirne ruolo e valore), ma la storia più recente dice anche Ciro Immobile (cresciuto nel vivaio) e Kingsley Coman, strappato 18enne al Psg e poi ceduto molto in fretta al Bayern Monaco. A volte è questione di bilanci, altre di fortuna. Pensiamo alla coppia di attaccanti che sta risolvendo a Sarri i problemi che CR7 gli crea (e si è fermato di nuovo Douglas Costa, ko per 15 giorni): Dybala e Higuain giocano bene e segnano tanto per una botta del caso o per le scelte del club? Sarri non voleva Dybala e gliel'ha detto in faccia, Paratici l'aveva venduto al Manchester United e poi al Tottenham.
Il giocatore avrebbe accettato l'Inter, nel cambio con Icardi. Invece è rimasto in panchina sino a fine settembre e poi ha segnato proprio all'Inter, al Lecce, al Milan, all'Atalanta e 2 volte in Champions. Perché non sempre è questione di progetti.
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