Kean, il nuovo prodigio che segna, batte record e fa il tifo per lo ius soli

Il gol al debutto dal 1' è solo l'ultima prodezza Il Ct: «Lui come Balo? Possono giocare insieme»

Kean, il nuovo prodigio che segna, batte record e fa il tifo per lo ius soli

Quel balletto sotto la curva della Dacia Arena dopo il gol segnato è l'immagine più nitida della notte magica di Moise Kean. «Lo faccio sempre con i miei amici, niente di improvvisato», ha raccontato il baby attaccante classe 2000 che si è preso un altro piccolo record: prima rete con la Nazionale dei grandi al debutto da titolare. «La dedico alla mia famiglia, è anche grazie a loro se sono qui - così il 19enne nella pancia dello stadio di Udine - Il gol è stata una grandissima emozione, sono contento ma c'è ancora tanto da lavorare. Ho fatto un buon movimento sapendo che c'era spazio e l'ho buttata dentro. Se Cristiano Ronaldo mi ha insegnato qualche trucco? Certo, accanto a uno come lui è impossibile non imparare. Lo faccio ogni giorno. Avevo sempre sognato un debutto così e adesso si è realizzato. La maglia del debutto l'ho scambiata, ma tanto ce ne danno due quindi una da conservare ce l'ho».

Gli altri record li aveva conquistati con la Juve, dall'esordio in A (a 16 anni e 9 mesi, virale l'immagine del fratello Giovanni che si commuove nella curva dello Stadium) e in Champions League (tre giorni più tardi) al gol decisivo al Bologna il 27 maggio 2017 che lo ha fatto diventare il primo della sua annata a segnare in uno dei Top 5 campionati europei. Sta bruciando le tappe in fretta il ragazzino nato a Vercelli da genitori della Costa d'Avorio che è un sostenitore convinto dello ius soli: «Sono italiano dalla nascita, d'altronde i miei sono in questo Paese da più di trent'anni (il padre abbandonò la famiglia e la moglie Isabel quando Moise era piccolo, ndr). Dispiace per chi non ha la cittadinanza anche se è nato qui, bisogna trattare tutti come italiani».

Inizi all'oratorio, poi l'Asti, cinque anni al Torino e infine la Juventus che lo «cattura» prima che i granata potessero metterlo sotto contratto pluriennale. Con i bianconeri ha fatto tutta la trafila delle giovanili, arrivando in qualsiasi rappresentativa con due anni di anticipo con una media realizzativa di quasi un gol a partita, e l'approdo a quasi 17 in serie A grazie ad Allegri con i primati già raccontati. Dal bianconero all'azzurro della Nazionale la storia si ripete, con la scalata progressiva fino all'approdo al gruppo di Mancini preceduto da appena un mese con l'Under 21 (tre gare, due gol). «Gioco poco, ma lavoro duro in allenamento per giocare duro ai massimi livelli e penso di essermi fatto trovare pronto», la sottolineatura di Kean.

Accostato spesso a Mario Balotelli con il quale condivide il procuratore (Mino Raiola) e il carattere deciso. Nel 2015 Moise copiò la maglia «Why always me» mostrata da SuperMario ai tempi del City, palesando una certa insofferenza alle critiche per i suoi comportamenti. Un anno e mezzo fa la «sbandata» nel ritiro dell'Under 19: quella sera del 3 settembre la sua carriera poteva cambiare di colpo e in negativo: qualche scherzo di troppo al resto del gruppo azzurro e ai clienti dell'albergo e l'allontanamento da parte del ct Nicolato insieme al compagno Scamacca. «Ho sbagliato...», sussurrò agli amici quando si rese conto di essere andato un po' oltre.

Altri tempi, oggi Kean è serietà, dedizione e leggerezza.

«Moise come nuovo Balotelli? Li trovo tutti io, eh? Potrebbero però giocare insieme - così Mancini dopo la notte magica di Udine - Ha qualità enormi, è fisicamente devastante, ma è giovane e deve lavorare tanto. Il suo ruolo è prima punta, ma può giocare da esterno di destra o sinistra. E poi è spensierato, forse è la sua forza in questo momento...». Una forza che è anche quella dell'Italia dei baby talenti come Kean.

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